La veneziana Wanda Moretti è la pioniera della danza verticale
![La veneziana Wanda Moretti è la pioniera della danza verticale](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/nuovavenezia/2024/01/14/185444386-77265169-44f8-4359-9c1d-73ba93f944c6.jpg)
foto da Quotidiani locali
Il mondo di Wanda Moretti ha cominciato a rovesciarsi quando era una bambina. Di non avere la terra sotto i piedi lo ha capito presto, girando per la città dove è nata e cresciuta e dove ha scoperto che l’acqua accompagna e riflette, crea spazi oltre lo spazio.
Poi la mamma la portava alle Poste e le file per spedire le raccomandate erano lunghe. Wanda, per ingannare il tempo, guardava verso l’alto: e siccome le Poste stavano al Fondaco dei Tedeschi, si chiedeva se si potesse fare di quelle pareti che le parevano infinite un posto sul quale camminare.
La risposta a tutte le sue domande è arrivata come una folgorazione, all’Oratorio di San Rocco – Venezia ancora, Venezia sempre al centro – quando ha visto l’angelo del Tintoretto che va a consolare San Rocco imprigionato: lo faceva con un volo che sfidava la gravità, un movimento orizzontale in un soave ondeggiare di tessuti blu.
La compagnia
Il Posto, la sua compagnia di danza verticale che lascia il mondo intero con il fiato sospeso ad ogni rappresentazione, sarebbe nata un po’ di anni più tardi, nel 1994, figlia di queste emozioni e di altri due fondamentali incontri: quello con Alda Merini, alla quale sentì dire «siamo sullo stesso palco, non sullo stesso piano» e Marco Castelli, il sassofonista che con la musica avrebbe dato disegno e voce alle sue coreografie.
[[ge:gnn:nuovavenezia:13994846]]
Appena rientrata da una trionfale tournée in Oriente (un mese tra Vietnam, Hong Kong e Tokyo) e prima di tornare nel capannone di Marghera dove su pareti alte dieci metri i suoi danzatori mettono a punto movimenti e coreografie, Wanda Moretti racconta. Partendo dal suo senso rovesciato dello spazio.
Gli inizi
«All’inizio provavo da sola. Sentivo che la danza poteva esprimersi in un modo diverso da quello tradizionalmente inteso, e che poteva dare un’espressione poetica anche in verticale. Allora partivo con dei cavi da montagna e mi appendevo agli alberi e ai cavalcavia, mi lanciavo nel vuoto e immaginavo coreografie». Così ha imparato quello che ora insegna: «Con questa danza non ti riferisci al corpo, ma allo spazio, il tuo orientamento è dato dalla parete, punto di riferimento per lo sviluppo della narrazione».
Niente a che vedere con gli acrobati: al pari di quella che si racconta in palcoscenico, questa danza ha una narrazione, esprime una drammaturgia.
La differenza sta semmai, tra ballerini, nella struttura muscolare che i danzatori verticali sviluppano, con duri allenamenti a terra e in parete, progressioni di trasferimento di peso e capacità di autosostenersi.
La tournée a Tokyo
«La compagnia è formata da otto danzatori, ci sono spettacoli pensati per tutto il gruppo, altri sono per due o quattro. Le coreografie possono modificarsi sulla base della scena: ovvero se siamo sul vuoto, sulla parete di un campanile o su una parete di specchi, come è accaduto a Tokyo dove abbiamo danzato a 150 metri di altezza per l’inaugurazione di un grattacielo che ne misura 330, ed è il più alto della metropoli: la presenza degli specchi replicava corpi e spazi, abbiamo fatto due anteprime e dieci repliche con effetti diversi di giorno e di notte».
[[ge:gnn:nuovavenezia:13994845]]
A chiamare “Il Posto” per l’inaugurazione è stato il costruttore; sul perché abbia scelto proprio la compagnia veneziana, Wanda Moretti risparmia la falsa modestia: «Perché siamo i più bravi».
Che poi è la ragione che li ha portati a danzare sulla Cattedrale di Monreale e sui campanili di Assisi e di San Marco, a Palazzo Vecchio e sulla Mole Antonelliana; che li ha portati in Russia e in Finlandia, in Lituania e in Spagna, a Singapore e in Brasile in Botswana e nel Qatar. Che li fa considerare “un’eccellenza italiana per l’innovazione e la creatività artistica” come si legge sul sito della Farnesina.
«La cosa che mi rende orgogliosa è che sempre più spesso siamo chiamati per accompagnare progetti green o di riqualificazione ambientale come a Ho Chi Minh, dove abbiamo accompagnato la riconversione di un’azienda statale alle risorse sostenibili: lì, come a Hong Kong, la danza verticale l’hanno vista la prima volta con noi».
Pioniera in Italia
Wanda Moretti è una pioniera nei fatti: è stata la prima in Italia a proporre questo genere di spettacoli, e tra le primissime in Europa; ha costruito da sola i primi cavi per sostenere sé stessa e poi i suoi danzatori, li ha perfezionati usando le corde militari utilizzate per le evacuazioni e inventandosi poi un’imbragatura che a forza di tentativi e di prototipi è infine riuscita a realizzare, in Repubblica Ceca.
È diventata così esperta che si è fatta anche il brevetto, e la responsabile della sicurezza in sala prove e negli spettacoli è lei stessa.
Gli spettacoli del “Posto” richiamano centinaia, migliaia di spettatori: ma sono per lo più all’aperto, non hanno sbigliettamento e quindi dal Fus non ricevono finanziamenti: «Ci autososteniamo, anche in questo».
I danzatori
Simona Forlani, Roma; Isabel Rossi, Venezia; Gian Mattia Baldan, Milano; Francesca D’Agostino, Mestre; Federica Rizzo, Padova; Danilo Smedile, Parma; Arianna Balestrieri, Roma; Giulia Mazzucato, Venezia: sono i danzatori che con Wanda Moretti e Marco Castelli portano in aria un sogno nato a Venezia, che fa splendere l’Italia e nel quale, quando è in ogni angolo del mondo, Wanda si sente, prima di tutto, «europea».