Saverio Pastor: «Il sapere artigiano salva Venezia dall’omologazione e guarda al futuro»
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salva Venezia dall’omologazione
e guarda al futuro»](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/nuovavenezia/2024/01/15/085044379-73b19df8-8f7f-49b3-81a0-6a6639b9062b.jpg)
foto da Quotidiani locali
«Saverio Pastor dice sempre che dall’albero a quando la forcola tocca l’acqua passano tre anni. Una durata che va contro i tempi della globalizzazione standardizzata che governa il mondo odierno: così l’attività artigiana artistica del remer Pastor e dell’associazione El Felze - che riunisce i mestieri della gondola - diventano un simbolo al contempo di grande tradizione da salvaguardare, di sapienza, ma anche dei residenti resilienti di Venezia, che non si piega all’omologazione dalla folla che arriva e va; simbolo di una città che non si svende, ma punta a salvarsi. Simbolo dei cittadini residenti».
L’antropologa Elisa Bellato, docente all’Università La Sapienza, trova parole efficaci per spiegare perché il riconoscimento di “Veneziano dell’anno 2023” al maestro e decano dei remeri Saverio Pastor e - con lui - all’associazione El Felze, vada inteso come un riconoscimento che guarda al futuro e non al passato, alla Venezia che può essere e non a quella città-vetrina che oggi è.
Sale Apollinee della Fenice affollate - come ogni anno - in occasione della consegna del riconoscimento dell’Associazione Settemari, giunto alla 44ma edizione e ora coordinato da Pier Luigi Borella.
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«Gli artigiani del Felze raccolgono stima, perché rappresentano un’economia sostenibile. Sono storia millenaria, ma diventano simbolo di quello che Venezia sta perdendo», prosegue l’antropologa, che ha fatto di El Felze oggetto di studio scientifico, «rappresentano una città che si oppone all’invasione di masse anonime. È importante far emergere come l’artigianato artistico diventi così simbolo di una città che non si svende, ma punta a salvarsi».
«Pastor e gli artigiani della gondola riuniti ne El Felze», sottolinea ancora Bellato, «per competenze e sensibilità hanno capacità di creare relazioni tra contesti e persone diverse, connettere mondi, mediare le frizioni, coinvolgere residenti e anche turisti. Danno il senso del lavoro artigiano non come esperienza collettiva. La gondola è patrimonio mondiale: non la salva il singolo, ma una collettività consapevole. C’è un pericolo di estinzione? Sì, si sappia quello che Venezia e il mondo stanno perdendo. La città prenda posizione rispetto al futuro: così come Venezia investe per salvaguardare architetture, marmi, deve farlo anche per l’eredità dell’acqua e la cantieristica tradizionale».
In apertura, il messaggio di saluto del presidente Luca Zaia: «La storica bottega di Saverio Pastor valorizza la tradizione e fa dialogare la storia con il presente». «La gondola è l’oggetto più iconico e rappresentativo di Venezia nel mondo», sottolinea il sovrintendente della Fenice, Fortunato Ortombina, «e lo si deve a persone che hanno coltivato artigianato vicino all’arte. Sono ottimista: l’identità di Venezia è il valore più grande che abbiamo».
«È una grande emozione essere qui in occasione di un evento così importante per la nostra comunità», ha commentato la presidente del Consiglio comunale, Linda Damiano, «il nostro compito come Istituzione è quello di unire le forze con la nostra comunità per valorizzare e salvaguardare questo grande patrimonio fatto di persone, umanità e tradizioni che devono essere trasmesse alle nuove generazioni».