Mestre, in valigia calzini “imbevuti” nella cocaina. I finanzieri arrestano un peruviano
Calzini stupefacenti: letteralmente. Quando hanno aperto la valigia di un trentenne peruviano, i finanzieri dell’aeroporto Marco Polo si sono ritrovati tra le mani dei calzini decisamente troppo pesanti: invece di qualche decina di grammi, pesavano chili: sono stati immersi nella cocaina liquida, asciugati e infine messi in valigia.
Il giovane peruviano arrivato venerdì all’aeroporto di Venezia sperava di farla franca, ma la tecnica degli abiti imbevuti di droga liquida è ormai nota: è stato perquisito e da quei calzini sono riemersi – dopo l’essicazione – quattro chili di cocaina. Sono così scattate le manette e l’uomo è finito in carcere. Dove resterà in attesa del proseguimento delle indagini: la giudice per le udienze preliminari Daniela Defazio, infatti, su richiesta della pubblico ministero Elisabetta Spigarelli ha convalidato l’arresto per traffico di stupefacenti e disposto la misura cautelare in carcere.
Il giovane peruviano è arrivato a Venezia da Lima, con scalo a Parigi. Ad attenderlo al Marco Polo c’era una connazionale, sbarcata a Venezia da un volo precedente. Il loro arrivo era atteso, i cani hanno solo confermato quello che i finanzieri già cercavano e rovistando tra gli abiti nella valigia dell’uomo sono saltati fuori quei calzini decisamente troppo “pesanti”.
Il test anti-droga è risultato positivo ed è scattato l’arresto. I finanzieri hanno stimato che si tratti di un carico di circa quattro chili. Agli investigatori, l’uomo ha detto che dall’aeroporto avrebbe dovuto raggiungere Verona, per consegnare la valigia. Un corriere, dunque.
«Per confezionare capi di abbigliamento intrisi di cocaina occorre preparare una soluzione al 30% di cocaina base in alcol», si legge nel sito della Società per le patologie da dipendenza, a firma dell’ex dirigente di Polizia Pietro Innocenti, che cita i report della Direzione centrale per i Servizi antidroga, «l’indumento viene immerso in quella soluzione, si lascia sgocciolare ed essicare. Per recuperare la droga, il capo di vestiario viene immerso in una bacinella con poca acqua e acido acetico e, quindi, viene pressato in modo da recuperare l’acqua del lavaggio alla quale si aggiunge ammoniaca. Si forma così nella soluzione una polvere bianca che resta sospesa nell’acqua e filtrata. La polvere viene essiccata a non più di 30 gradi e la cocaina è così recuperata». Una tecnica che non sfugge ai controlli in frontiera.