Papa a San Marco, sprint per i cantieri. Il Comune scrive alla Soprintendenza
I ritrovamenti archeologici di San Marco scrivono una pagina importante nella storia della piazza emblema di Venezia. Ma al tempo stesso rappresentano un’incognita per i maxi cantieri in corso che dovranno ripristinare la pavimentazione della Piazza. Che fare ora con i reperti dell’antica chiesa di San Geminiano? Quanto tempo ci vorrà agli archeologi della Soprintendenza per classificare e documentare i reperti?
Tutti punti interrogativi che gli uffici dell’assessorato ai lavori pubblici, guidato da Francesca Zaccariotto, ha messo in fila uno dietro l’altro in una lettera spedita nel pomeriggio di martedì agli uffici della Soprintendenza. «Per il momento da parte degli archeologi non abbiamo ricevuto nessuna richiesta particolare», spiega Zaccariotto, «vogliamo però chiedere un aggiornamento per capire se dovremo riprogrammare l’intervento oppure no e più in generale come dovremo muoverci nell’immediato futuro».
Già mercoledì, l’assessore ai lavori pubblici si recherà in sopralluogo nel sito archeologico davanti alle Procuratie Vecchie. Un primo passo per capire gli interventi futuri e se i cantieri dovranno rallentare per permettere ulteriori approfondimenti.
Una questione non di poco conto, se si considera l’impatto che negli ultimi mesi hanno avuto i cantieri sulle attività della Piazza, a cominciare dalle limitazioni imposte ai plateatici.
Eventuali ritardi potrebbero infatti comportare ulteriori disagi per gli esercenti.
Senza contare che a fine aprile, a San Marco è attesa la messa di Papa Francesco, un evento di importanza storica per la città di Venezia per il quale sono attese migliaia e migliaia di persone.
Nel frattempo, sotto lo sguardo dell’archeologa della Soprintendenza Sara Bini, anche martedì sono continuati i lavori nei cantieri in corso davanti alle Procuratie Vecchie per il restauro dei masegni, diretti dall’archeologa Sara Bini della Soprintendenza, che nei giorni scorsi hanno permesso di intercettare una serie di murature e livelli pavimentali attribuibili secondo gli archeologi della Soprintendenza all’antica chiesa di San Geminiano. Qui infatti sorgeva nel periodo altomedievale l’edificio sacro, demolito al tempo di Napoleone per far posto alla cosiddetta Ala Napoleonica.
Secondo le ricostruzioni storiche, nel 552 il generale Narsete fece edificare una chiesa dedicata a questo santo, in un luogo che si affacciava sul canale, detto Batario, che andava dall’attuale Ponte dei Dai alla zona centrale dei Giardinetti Reali. Demolita e ricostruita più volte, fonti storiche raccontano che la chiesa fu riedificata nel XII, spostata all’estremità della piazza e orientata con la facciata verso la Basilica. Il destino della chiesa tuttavia è legato alla figura di Napoleone che nel 1807 ne decise la demolizione per poter aggiungere al Palazzo Reale un grande salone da ballo: l’Ala Napoleonica, appunto