Compensi e incarichi extra per i dirigenti. Indagine della Finanza al Provveditorato alle Opere di Venezia
La Guardia di Finanza a palazzo Dieci Savi. I militari del Nucleo operativo si sono presentati mercoledì 21 febbraio mattina negli uffici del Provveditorato alle Opere pubbliche a Rialto. Su mandato della Procura della Corte dei Conti hanno chiesto di avere la documentazione riguardante contratti, incarichi e progetti della salvaguardia.
È stata sospesa per questo una riunione del Comitato tecnico, che stava per iniziare proprio nelle sale dell’ufficio distaccato del ministero delle Infrastrutture.
L’inchiesta riguarda compensi e incarichi affidati negli ultimi anni a dirigenti del Provveditorato (l’ex Magistrato alle Acque). Incarichi extra moenia su cui esiste un tetto di legge, insieme a regole precise per l’accettazione. Caso tornato sotto i riflettori dopo la vicenda giudiziaria che ha riguardato l’ex vicepresidente del magistrato alle Acque, Giampietro Mayerle.
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Ai tempi d’oro del Mose, Mayerle aveva percepito extra incarichi milionari, di recente aveva chiesto all’amministrazione altri 3 milioni e 100 mila euro di compensi non percepiti, e il Tribunale in prima istanza gli aveva dato ragione. Ma l’occhio dei finanzieri adesso sta passando al setaccio anche le altre consulenze e incarichi ricevuti dai dirigenti del Provveditorato. Non è la prima volta che accade, e qualche anno fa un gruppo di dirigenti e funzionari aveva anche vinto una causa impugnando la contestazione dei pagamenti.
Non è nemmeno la prima volta che la Finanza si interessa dei compensi e delle procedure della salvaguardia. Nel 2010 le prime ispezioni nella sede del Consorzio Venezia Nuova avevano portato alla scoperta di falsi in bilancio e dei fondi neri utilizzati per il pagamento delle tangenti del Mose. Per il momento non è questo il caso.
I documenti acquisiti ieri hanno lo scopo a quanto pare, di fare chiarezza sulla rete di incarichi e consulenze spesso affidati in via discrezionale a dirigenti del provveditorato. Ma le indagini continuano. La Corte dei Conti aveva contestato qualche anno fa a una quarantina di dipendenti, dirigenti ed ex presidenti del magistrato alle Acque di aver percepito somme non dovute. Sono ancora aperti rami di indagine dell’inchiesta che aveva portato nel 2014 agli arresti per tangenti.
Gli stipendi dei dirigenti del Provveditorato spesso non sono nemmeno paragonabili a quelli dei privati e del Consorzio, che in teoria lo stesso ufficio dello Stato dovrebbe controllare. Dunque esiste la possibilità di ricevere altri incarichi, tenendo però sempre presente la norma che fissa un tetto massimo alle retribuzioni. Molti dirigenti sono stati incaricati di collaudi e progettazioni anche al di fuori dell’ambito della salvaguardia. «Ma loro non hanno nulla da temere», dicono al Provveditorato. Il caso sotto i riflettori resta quello di Giampietro Mayerle. Vicepresidente del Magistrato alle Acque fino al 2014, che aveva percepito somme notevoli per i collaudi del Mose e gli incarichi extra da lavoro dipendente. Un’indagine che sembrava archiviata e che invece adesso acquisisce nuovi elementi.