Case non occupate in continua crescita in provincia di Venezia, ecco i dati Comune per Comune
foto da Quotidiani locali
Abbandonate o utilizzate per uso turistico? Parliamo della situazione delle case non occupate nella provincia di Venezia. Lo studio, basato sui dati Istat 2021 e Openpolis, ed elaborato da Francesco Gastaldi, professore associato di Urbanistica all’Università Iuav di Architettura, fotografa un territorio con un 26,2% di case non occupate o in apparenza non abitate.
In apparenza perché per Istat una casa è abitata quando qualcuno ha la residenza o il domicilio, ma come dimostrano le percentuali delle località turistiche della costa, le case non occupate potrebbero corrispondere alle seconde case o a quelle utilizzate solo nella stagione estiva.
Nel comune di Venezia invece la percentuale di case non occupate è del 17,2% che in numeri corrisponde a 25627 su un totale di 148.319 abitazioni registrate. «La provincia di Venezia ha una percentuale più bassa rispetto ad altre zone d’Italia, per esempio quelle alpine, appenniniche o del Sud, dove il non occupato ha percentuali più elevate, ma più alta rispetto alle vicine province di Padova (abitazioni non occupate 14%) e di Treviso (abitazioni non occupate 16%)», spiega il professore specificando che i dati fanno riferimento alle sole abitazioni e non a edifici utilizzati da artigiani, industrie o settore terziario.
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La domanda su quante di quelle case effettivamente è abitato o meno rimane. Per esempio, lo studio mostra che il minor numero di case non occupate si registra nel polo urbano centrale di Venezia e dei Comuni limitrofi con percentuali di non occupato fra il 10 e il12%, ma nei Comuni turistici (Caorle, Jesolo, Eraclea, Cavallino Treporti, Chioggia) la percentuale aumenta per la presenza di un’ampia quota di seconde case. Molte case sono però di fatto proprio vecchie.
«Le alte percentuali di case non occupate sono la conseguenza di motivi diversi», prosegue Gastaldi. «L’invecchiamento della popolazione che investe alcuni comuni e che determina una minore dinamicità delle richieste; la vetustà delle case che spesso comporta avere impianti inadeguati, come quelli climatici ed energetici, che richiederebbero importanti e costosi interventi di riqualificazione. Non va sottovalutata neppure l’esistenza di alloggi inadatti alle nuove esigenze delle famiglie, coppie e single, che cercano, tra le altre dotazioni, nuove tecnologie, rete internet, spazi per il lavoro». Per il professore non è da sottovalutare la presenza di case di campagna e case ferme agli anni Cinquanta o Sessanta che comporterebbero un elevato costo di restauro.