Dopo Malamocco, tocca a Chioggia: così si completa il Mose

Le barriere del Mose proteggono Venezia e la laguna dall’acqua alta chiudendo le bocche di porto del Lido, di Malamocco e di Chioggia. Il sistema funziona con una previsione di marea superiore ai 120 centimetri mentre dalla prossima stagione si scenderà a quota 110. Ma quei cassoni gialli, ormai noti in tutto il mondo, non tengono alla larga solo l’avanzata del mare.

Sbarrano la strada anche alle navi (cargo e crociere) e ai pescherecci. Vale per la bocca di porto di Malamocco, punto d’accesso a quella lunga autostrada marina chiamata Canale dei Petroli che conduce alle banchine di Porto Marghera.

VIDEO: ecco il primo test sulle paratoie anti acqua alta

Vale per la bocca di porto di Chioggia, che oltre ad aver inaugurato da un paio d’anni l’arrivo delle navi da crociera vede ogni settimana il via vai incessante di una delle flotte di pescherecci più importante d’Italia. Da qui si capisce l’importanza strategica delle conche di navigazione. Un’opera idraulica su cui si sono cimentati gli ingegneri idraulici. E che, in sostanza, gioca un ruolo centrale: quello di coniugare la salvaguardia della laguna con l’operatività del porto e di un indotto economico milionario.

Che cos’è

Si tratta di un lungo corridoio protetto lato mare e lato laguna con delle porte semoventi, posizionate ai lati della bocca di porto, che permette alle navi di entrare e uscire anche quando le paratoie del Mose sono sollevate. Basta aprire la porta dalla parte del mare e si fa entrare la nave, poi si chiude la porta in maniera che il mare non entri nella conca e si formi così un bacino di acque calme. Infine si apre la porta lato laguna, e la nave può uscirsene dalla conca ed entrare in laguna, senza così far entrare il fiume vorticoso di acqua che si formerebbe dal mare alla laguna se tutte e due le porte venissero aperte contemporaneamente.

Da dove nasce l’idea

Una storia infinita, per un’opera diventata negli anni il simbolo degli sprechi e dei ritardi. Costata 370 milioni di euro la conca, anche se ora finalmente funzionante, sconta errori di progettazione e di costruzione che non si sono potuti correggere. Ideata nel 2002 dall’allora sindaco Paolo Costa che per avere il via libera del centrosinistra all’approvazione del Mose, aveva richiesto al governo le condizioni necessarie per dare il via alla grande opera. Tra queste, la conca. L’idea era quella di “separare le esigenze della portualità da quelle della salvaguardia”. Sapendo bene già allora che un uso troppo prolungato delle paratoie del Mose avrebbe penalizzato il porto, all’interno della laguna.

La conca di Malamocco

Ci sono voluti nove anni per sistemare i danni causati alla porta lato mare della conca di Malamocco nel febbraio del 2015. Una mareggiata aveva danneggiato le strutture e la porta lato mare, la cui riparazione è costata 30 milioni. A metà febbraio, il primo test operativo per le due “porte” mastodontiche alte 17 metri, larghe 55 e pesanti duemila tonnellate che delimitano la conca: 371 metri di lunghezza, 51 di larghezza e 13.5 di profondità. La porta lato mare si muove grazie a binari sommersi che la fanno scorrere e scomparire al di sotto dell’isola artificiale di Santa Maria del Mare

IL VIDEO: Mose, la prova generale del sollevamento delle paratie

Prima, però, grazie a un sistema di valvole subacquee i tecnici della Torre di controllo devono pareggiare il livello del mare immettendo quindi acqua all’interno del canale della conca. Solo a quel punto – con un tempo stimato di sei minuti – la porta può scorrere e far transitare la nave. Percorsi 380 metri, davanti alla nave si presenta la seconda porta, quella lato laguna (realizzata con un metodo di scorrimento diverso e già sott’acqua da otto anni).

Dopo aver nuovamente pareggiato il livello del mare (stavolta tra l’interno della conca e la laguna), i tempi di apertura di quest’ultima sono più lunghi, circa 30 minuti. Un’ora in totale: tanto ci vuole per concludere le operazioni di transito di una singola nave lungo la conca di Malamocco. Come spiegato dal commissario straordinario al Mose Elisabetta Spitz, una volta a regime (quindi non prima del 2025), sarà previsto un pedaggio a carico delle navi per transitare lungo la conca (salvo le emergenze).

Le critiche

L’annuncio del commissario Spitz ha alzato un coro di proteste al quale, con tonalità diverse, hanno partecipato tutti i principali attori economici del territorio. Confindustria, l’Autorità portuale, i sindacati, gli operatori portuali e il Comune. Tra i più diretti, c’è Vincenzo Marinese, vicepresidente vicario di Confindustria Veneto est.

«Se si vuole chiudere il Porto la Regione e il governo lo dicano chiaramente, e poi apriamo una discussione seria», le parole di Marinese. Posizione ribadita anche dagli agenti marittimi i quali, a loro volta, non perdono occasione per puntare il dito contro le dimensioni della conca. Studiata per accogliere navi fino a 280 metri, per gli addetti ai lavori permetterebbe il transito di navi non più lunghe di 220 metri, pari al transito di circa il 10% dei mezzi che frequentano il porto. Senza contare i timori relativi alla sistemazione della lunata (la scogliera artificiale creata per smorzare le correnti) che non faciliterebbe le operazioni di manovra.

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La conca di Chioggia

C’è poi la conca di Chioggia. Previste a dicembre, le prime due porte di una delle due conche di navigazione di Chioggia (a Malamocco invece la conca è singola) sono state installate a inizio febbraio. Si tratta di quelle lato mare. Quelle lato laguna, invece, saranno posizionate entro il mese di febbraio.

Per le altre quattro porte, della seconda conca, bisognerà invece aspettare la primavera inoltrata, nonostante il programma iniziale stilato dal commissario straordinario al Mose ne prevedesse l’installazione entro il mese di febbraio. Qualche altro mese di attesa, dunque, per l’infrastruttura chiamata a dare garanzie ai pescatori sull’uscita in mare e sul rientro in laguna anche con le paratoie del Mose alzate. Nel caso di Chioggia, le due conche di navigazione sono lunghe circa 166 metri, larghe circa 16 metri e profonde circa 5 metri. Rispetto ai ritardi accumulati per l’installazione dell’opera, la stessa commissaria straordinaria Elisabetta Spitz aveva annunciato l’applicazione di penali alle ditte costruttrici.