Da Cagliari a Noale in moto per ringraziare l’Aprilia
foto da Quotidiani locali
Una piacevole e inaspettata sorpresa è giunta martedì 20 febbraio ai cancelli degli stabilimenti Aprilia per i dipendenti della casa motociclistica di Noale.
Un ingegnere cagliaritano in pensione, Vittorio Inserra, 70 anni, da sempre appassionato delle due ruote, approfittando del suo stato di pensionato, gira per l'Italia e l'Europa in sella alla sua moto preferita che altra non è se non proprio un'Aprilia che lui reputa un vero e proprio gioiello di tecnologia, stile e comodità alla guida. Ben sei ne ha già collezionate.
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E quindi, per “sdebitarsi” delle gioie che la moto veneziana gli ha regalato in questi anni si è presentato all'ingresso spontaneamente portando in dono una torta, galani e prosecco per i dipendenti i quali lo hanno accolto con piacere accompagnandolo anche in un tour all'interno dell'azienda.
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«Ho sempre avuto delle moto», racconta Inserra, «ho iniziato con un vespino. Ora sono in pensione per cui ho molto tempo libero e giro sempre in moto, ho anche venduto la macchina. Ho maturato negli anni una grande riconoscenza nei confronti di chi ha realizzato questo prodotto, l'ultima in particolare che è in realtà la meno potente, solo 100 cavalli, leggera, uno spettacolo anche per la posizione in sella, non crea mal di schiena, anzi, se ce l'ho me lo fa passare. Ho iniziato con la 1000 bicilindrica nel 2005 e poi ho continuato con altri modelli. Le moto italiane hanno uno stile che gli altri se lo sognano, non ce ne rendiamo conto ma noi siamo imbevuti dell'arte di Giotto o Masaccio e lo trasferiamo nei nostri prodotti, altre moto fatte altrove sono più fredde. Volevo essere assolutamente essere riconoscente ad Aprilia e a chi ha realizzato questo prodotto per il piacere che mi ha dato in questi anni, non ho avvertito nessuno, sono un solitario viaggio da solo in libertà e mi sono presentato lì, l'accoglienza è stata calorosa, specie dal personale femminile, non me lo aspettavo, mi hanno fatto visitare anche il Sancta Sanctorum, ero senza parole».