Incentivi Mose e consulenze del Magistrato, ecco i documenti richiesti dalla Finanza
Incentivi, incarichi e collaudi del Mose e dei lavori del Magistrato alle Acque dal 1995 a oggi. È questa la richiesta consegnata mercoledì 21 febbraio mattina al presidente del Provveditorato alle Opere pubbliche Tomaso Colabufo dalla Guardia di Finanza.
Un verbale di tre pagine con una ventina di richieste specifiche sulla contabilità dell’ente pubblico firmata da due sottufficiali del Nucleo operativo. E una data precisa entro cui consegnare le risposte, il 24 marzo prossimo.
L’indagine
L’indagine è quella condotta dai procuratori della Corte dei Conti Ugo Mondella e Francesca Cosentino, e riguarda appunto la corresponsione di incentivi ai dipendenti pubblici. Un tema riportato di attualità dopo la clamorosa richiesta di 3 milioni e 100 mila euro avanzata dall’ex vicepresidente Giampietro Mayerle all’amministrazione.
Ma nelle carte richieste la Finanza potrebbe anche scoprire nuovi filoni di indagine.
Nel verbale firmato dai militari e da Colabufo si definiscono “imprecise” e generiche le risposte fin qui date dall’amministrazione.
Esattamente un anno fa, nel febbraio del 2023, la Finanza si era presentata per la prima volta negli uffici del Provveditorato, a palazzo Dieci Savi, chiedendo copia della documentazione e un Cd con i rendiconti di spesa.
«Ma quella documentazione», contestano adesso i finanzieri, «oltre a non essere non ufficiale perché non sottoscritta e protocollata, risulta essere imprecisa e non esaustiva rispetto alle richieste fin qui formulate». E non sono state sufficienti, sostengono gli inquirenti, le numerose proroghe concesse.
Gli incarichi
C’è da dire che negli anni molti dei dipendenti del Provveditorato, ex Magistrato alle Acque, hanno beneficiato di incarichi e collaudi nell’ambito della salvaguardia. Un modo per incentivare i loro stipendi, certo minimi rispetto a quelli dei privati che devono controllare, e per mantenere il controllo dei lavori in ambito pubblico.
«Tutto alla luce del sole», dicono i dipendenti, «la magistratura ci ha dato ragione nei nostri ricorsi». La vicenda Mayerle, con la richiesta milionaria avanzata dall’ex vicepresidente ai tempi di Cuccioletta, Piva e Mazzacurati, ha però riacceso i riflettori sui compensi percepiti.
Non ci sono soltanto stipendi e incentivi-consulenze della parte pubblica.
Anche i dirigenti del Consorzio Venezia Nuova, il concessionario unico in liquidazione, percepiscono somme elevate, così come molti consulenti dell’opera. Un ambito dove la Guardia di Finanza ora dovrà verificare.
Proprio con una verifica fiscale condotta dalla Guardia di Finanza e un’ispezione nella sede del Consorzio in campo Santo Stefano, nel 2010, cominciò la grande inchiesta del Mose che portò nel 2014 all’arresto di 42 persone con accuse di tangenti e corruzione. Allora l’ipotesi era quella della creazione di fondi neri con fatture non registrate. Soldi che poi sarebbero serviti a pagare consulenti e funzionari compiacenti nelle varie commissioni. —