Villa Groggia, a Venezia è scontro sui cartelli fucsia: «Scoloriti per la lunga esposizione al sole»

foto da Quotidiani locali

Basta una sfumatura di colore a creare uno scontro politico. Dietro una differenza apparentemente sottile può infatti celarsi un messaggio subliminale. Un simbolo nascosto. Sì, anche se si parla di “semplice” cartellonistica, come quella di villa Groggia. Questa, almeno, la motivazione che ha spinto il consigliere comunale Giovanni Andrea Martini (Tutta la Città Insieme) a presentare un’interrogazione in consiglio comunale per chiedere «se in città i colori della segnaletica possano essere usati anche per messaggi subliminali di tipo politico oltre che informativo». Quel fucsia a detta del consigliere di opposizione, richiamava il colore usato nella campagna elettorale dalla lista Brugnaro oltre che quello di Coraggio Italia, formazione politica del sindaco. «Perché non usare l’amaranto, colore istituzionale adottato dall’amministrazione, nella segnaletica che riporta la scritta “Municipalità di Venezia Murano Burano – Villa Groggia”?», l’accusa di Martini. Questioni di sfumature, appunto.

Così, in una dettagliata risposta fornita dall’assessora al patrimonio Paola Mar, viene ripercorsa la genesi di quei cartelli. E la trasformazione del colore a causa della prolungata esposizione al sole. La competenza sugli spazi di villa Groggia, si legge nella risposta fornita, è ricaduta sull’assessorato al patrimonio a partire dal 2017 (due anni dopo la prima elezione del sindaco Brugnaro). Da quella data, nessuna modifica è stata effettuata ai cartelloni che, in effetti, risultano essere stati installati nella consiliatura 2010-2015. Ma per chiarire il “giallo” le indagini dell’assessorato sono andate ben oltre: «Con un’indagine fotografica, anche grazie a Google Maps che riporta la data in cui è stata fatta la foto del luogo, abbiamo rintracciato una foto del 2013 che rileva come la cartellonistica risultava essere di colore istituzionale (amaranto). Nel corso degli anni le fotografie hanno rilevato un graduale sbiadimento del colore che ha portato i cartelli a virare da amaranto a fucsia. I due cartelli di cui il consigliere Martini riporta le foto allegate all’interrogazione sono ubicati nella stessa parete di mattoni, a poca distanza tra loro, esposti al sole molte ore del giorno, per cui è ovvio che, dato anche il materiale usato, risultino sbiaditi dopo almeno 11 anni di esposizione al sole. Da una verifica planimetrica si evince che il muro di recinzione del parco in oggetto, è orientato in direzione sud-est, esposto per gran parte della giornata al sole».

Come non bastasse, il Comune ha inviato un manutentore per staccare i cartelli. I bulloni usati per attaccarli al muro conservano ancora il color amaranto. «È chiaro quindi», conclude l’assessore Mar, «che dai documenti e dalle verifica in sito il fucsia non è stato utilizzato come sfondo istituzionale ma la natura e il tempo hanno deteriorato il colore di partenza. Sì è tentato di creare un caso politico sul normale corso della natura».