Conte ha finito le carte da giocare. Pure con autostrade
Sarebbe ora che sulla questione della concessione ad Altantia delle nostre autostrade il governo dica le cose come stanno. E cioè che siamo in un vicolo cieco politico ed economico.
Vicolo dove in realtà Conte ed i suoi ci si sono messi da soli.
L'ultima bugia è il presunto ultimatum che sarebbe stato consegnato ai Benetton: entro lunedì scendete di quota nella società ed abbassate i pedaggi, e la concessione resta a voi con l'ingresso dello Stato. Oppure siete fuori.
Una minaccia senza senso, soprattutto dal punto di viste temporale ed economico. Temporale perché un'operazione del genere necessita di settimane, anzi di mesi di studi, conteggi, carte, avvocati: che i un weekend di luglio si possa fare tutto questo non solo è impossibile, è quasi stupido anche il solo presumerlo. Solo trovare un accordo tra Atlantia e lo Stato sul valore delle azioni che Benetton dovrebbe vendere e lo Stato acquistare ecco che 72 ore sono un sospiro.
C'è poi la minaccia di revoca che oggi sembra un bluff disperato al tavolo da poker. Come ha ben spiegato Maria Elena Boschi, che con Italia Viva tiene in vita a suo piacimento l'esecutivo. Questa operazione oggi sarebbe sbagliata e porterebbe ad un contenzioso con Aspi da miliardi euro (qualcuno dice 4, altri dicono 10).
La realtà oggi è che Conte non ha alcuna carta da giocare. La revoca avrebbe avuto un senso anche politico subito dopo la strage del Ponte Morandi; forzare la mano oggi, 23 mesi dopo i 43 morti, sarebbe stupido oltre che un errore.
Ma ad indebolire il premier c'è anche la sua stessa maggioranza. Di cui è certa solo la posizione dei grillini, duri per il no, anche se al momento solo a parole. Perché Renzi è contrario alla revoca ed il Pd sta prendendo tempo, da 23 mesi. Insomma, in pochi vogliono la testa di Atlantia. E soprattutto non c'è una persona che sia una, Conte primo di tutti, che abbia coraggio di dire agli italiani che le autostrade restano nelle mani dei Benetton e dei suoi soci.
Per la revoca serve un decreto ministeriale, dello Sviluppo Economico e dei Trasporti, cui poi seguirebbe un ulteriore passaggio parlamentare, con relativa battaglia. Anche qui tempi lunghi ed incertezze.
A vuole basta il buon senso per capire come stanno le cose. Una delle parenti delle vittime parlando con Panorama.it oggi ha detto che "la scelta di dare il nuovo Ponte di Genova oggi ad Atlantia è giusta. Sarebbe stato stupido differenziare quel tratto dal resto della autostrada".
Ma poi ci ha spiegato che il governo doveva revocare due anni fa, subito dopo il crollo la concessione.
Oggi è tardi per meritarsi il rispetto, per dare giustizia a queste famiglie devastate.
E mentre Conte traccheggia e cerca una via d'uscita in Liguria si viaggerà in coda ancora, altro che dal 10 luglio tutto a posto come assicurava il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, De Micheli (che, dicono nei palazzi della politica, sembra essere a rischio in caso di rimpasto all'interno dell'esecutivo).