PRIMAVERA: una retrocessione che fa male ma che può insegnare a ritrovare una strada smarrita
La Stagione 2024/25 della Primavera si è conclusa con la retrocessione in Primavera 2. Inaspettata? No, perché quest’anno più che mai si sono evidenziati i limiti di alcune scelte compiute dalla Società negli ultimi anni per la squadra Primavera e direi che la retrocessione ne segna il capolinea (o almeno così si spera). La squadra Primavera – anche prima delle riforme dei Campionati del 2017/18 (divisione in Campionati di Primavera 1 e 2), del 2021722 (18 squadre) e del 2024/25 (20 squadre) – è sempre stata in Italia, di fatto, l’ultimo gradino del Settore Giovanile di una Società: da lì si arriva direttamente alla prima squadra o si emigra verso altri lidi, in genere nel calcio professionistico. Qualcosa è cambiato dal 2018 quando per prima la Juventus ha formato la sua squadra di Under 23 ammessa a partecipare al Campionato di Serie C, successivamente ridenominata Juventus Next Gen nel 2022. Alla Juventus sono seguite nel 2023 l’Atalanta Under 23 e nel 2024 il Milan, con la squadra chiamata Milan Futuro. Tutte ammesse al Campionato di Serie C. Un modo per offrire al calciatore la possibilità di confrontarsi con ”il calcio dei grandi” senza bruciare le tappe del suo percorso di crescita. Questo per sottolineare l’importanza che ha il Campionato Primavera nel panorama calcistico nazionale. L’Empoli si trovò suo malgrado sbattuto nel Campionato di Primavera 2 l’anno della riforma dei Campionati (2017/18): non per suo demerito ma per un calcolo di algoritmi che non permise alla squadra di partecipare da subito al Campionato di Primavera 1. Sotto la guida di Lamberto Zauli e grazie anche al fallimento del Novara, gli azzurri si conquistarono il ritorno in Primavera 1. L’anno successivo Zauli conquista una faticosa salvezza nel playout col Genoa. La Stagione 2019/20 è quella del Covid. La panchina è affidata ad Antonio Buscè ma il Campionato, tra varie interruzioni, si interrompe definitivamente alla 21a giornata con l’Empoli in piena zona play off. La Stagione 2020/21 è quella dello scudetto. Una squadra che termina la regular season al 6° posto (ultimo valido per i play off) e poi si va a prendere il tricolore con tre gare ad alta spettacolarità e qualità. E’ un Empoli con un centrocampo da Serie A: Asllani, Fazzini, Belardinelli, Baldanzi, è un Empoli con un tasso tecnico molto alto , che gioca un bel calcio, che dietro regala qualcosa di troppo ma che davanti è una macchina da gol: saranno 75 al termine della Stagione! L’anno successivo è ancora Buscè ma cominciano gli arrivi di molti giocatori fuori da quella che era stata la filosofia dell’Empoli negli anni. Vengono acquistati o presi in prestito giocatori al limite di età o, in alcuni casi, addirittura fuori quota. La motivazione: pronti anche per la prima squadra. Falso, perché molti di loro in prima squadra non metteranno mai piede se non nelle sedute infrasettimanali di allenamento o in qualche apparizione in panchina per fare numero. E questo si vede nelle squadre. La qualità del Campionato Primavera 1 sale ma la qualità delle squadre azzurre scende. L’anno seguente Buscè è ancora sulla panchina e sfiora la zona play off. Idem la stagione seguente. Poi, per una precisa scelta societaria, il rapporto con Buscé si interrompe. La Roma aveva tenuto Alberto De Rossi per quasi vent’anni sulla panchina della Primavera della Roma vincendo scudetti ma sopratutto formando giocatori da consegnare alla prima squadra. Ma a Empoli, secondo la Dirigenza, non si può: chissà perché. E così si lascia andar via non solo uno dei migliori allenatori del Settore Giovanile mai avuti ma anche una persona con la maglia azzurra cucita addosso, con un forte senso di appartenenza, vincente (un Campionato Regionale con i Giovanissimi B, uno scudetto con la Under 16, no scudetto con la Primavera), il più vincente di sempre, ma soprattutto un allenatore capace di far crescere e valorizzare giocatori, di dare alle sue squadre gioco e personalità, carattere. Nella Stagione 2023/24 arriva Birindelli che, nonostante la qualità complessiva della rosa non eccelsa (ed uso un eufemismo), riesce a portare ad una più che tranquilla salvezza. Parte del merito, oltre che al mister, va data anche a Corona, un attaccante che si rivelerà un bomber, preso come fuori quota (si diceva in ottica prima squadra) che però, a fine stagione, torma a Palermo da dove era arrivato. I difetti visti non vengono migliorati nella Stagione successiva, quella appena conclusa ed ecco che arriva la retrocessione. Birindelli viene esonerato con la squadra al quart’ultimo posto e poco cambia con l’arrivo di Filippeschi: terzultimo posto, Empoli ai playout in una gara secca che gioca a Bologna e che perde all’ultimo minuto. Colpa degli allenatori? Qualche responsabilità certo ce l’hanno avuta ma diciamo con chiarezza che il parco giocatori che avevano a disposizione era di qualità veramente scarsa. E qui entra in gioco la Società. Perché una squadra Primavera è l’ultimo step, lo abbiamo detto, del Settore Giovanile, e si prepara negli anni. Tu sai che in una determinata Stagione a venire giocheranno giocatori nati in determinati anni ed allora devi avere la capacità di guardarti dentro, alle tue squadre di oggi che ti daranno giocatori di domani. E se sai che queste squadre hanno delle lacune, è quelle che devi andare a colmare, con acquisti mirati, fatti per dare tempo ai ragazzi di crescere e di arrivare alla Primavera pronti. Non vai a prendere ragazzi all’ultimo momento, addirittura alcuni fuori quota, alcuni che sai già che se va bene giocheranno in Primavera un anno e poi via. I Fazzini, i Baldanzi, i Viti, gli Asslani si sono ”costruiti” nel tempo. I Direttori del Settore Giovanile di un tempo, gli Innocenti, i Bertelli questi giocatori li hanno scovati, portati e fatti crescere a Empoli e nell’Empoli. Con loro una grande e capillare opera di scouting che negli ultimi anni non sappiamo quanto sia stata perseguita e/o ampliata, preferendo magari vedere giocatori in DVD o in video, fidandosi troppo di qualche procuratore senza una verifica diretta sul campo.
Un’ultima osservazione è sulla sinergia tra Primavera e Prima squadra. Una sinergia che negli ultimi anni non ha funzionato, né sulle scelte dei giocatori (alcuni acquistati in ottica prima squadra dove non hanno mai messo piede), né nella gestione di alcuni ragazzi, poco o niente utilizzati in Prima squadra (gare di Coppa Italia a parte) e non integrati col gruppo Primavera, elementi che avrebbero potuto dare un significativo contributo ad una Primavera in difficoltà ed in lotta per la retrocessione. E avrebbero potuto giocare comunque in alcuni casi, vedi ad esempio la trasferta di Cesena, un altro tassello rivelatosi fatale per la retrocessione. Una sinergia che non ha funzionato, dobbiamo dirlo, trascinando alcuni giocatori in una terra di nessuno e sicuramente rallentandone la crescita.
Di queste scelte è figlia la retrocessione. E poi, ci sia consentito, non abbiamo capito questa grande frammentazione delle squadre del Settore Giovanile in vari livelli di competenza, proponendo due Responsabili per il Settore: uno come Responsabile Settore Giovanile ed uno come Responsabile Area Tecnica Settore Giovanile. Comprensibile che nonostante la buona volontà e la professionalità, quando un Settore Giovanile ha troppo livelli di competenza, rischia di finire nel caos. Chi decide cosa? Inspiegabile, almeno per noi comuni mortali che pure seguiamo il Settore Giovanile da anni.
Sicuramente nel Settore Giovanile azzurro occorrono quelle competenze e quella passione che ne hanno determinato negli anni i successi e le fortune. Ma occorre anche – e questo è un discorso che vale anche per la prima squadra – che nell’Empoli ci siano persone che, pur venendo da altri percorsi, vogliano “indossare” la maglia azzurra e ne esprimano l’identità. Perché è proprio questa che la Società deve rideterminare e precisare: non una frase fatta, ma un concetto che abbia dei contenuti e dei valori, che racchiuda una storia. Dire ”noi dobbiamo fare l’Empoli” come abbiamo sentito dire in una recente Conferenza stampa non vuol dire niente: è una frase vuota, un esercizio di retorica fine a se stesso. Ci si spieghi cosa vuol dire, quali concetti esprime, quali idee, quali percorsi, quale filosofia.
Tornando alla Primavera, il prossimo anno sarà un Campionato che possiamo paragonare ad un salto dalla Serie A alla Serie C perché il salto all’indietro, anche se singolo nei numeri, è doppio nella qualità e nella visibilità. Il vantaggio per l’Empoli è che sarà un Campionato non più Under 20 come la Primavera 1 ma un Under 19 e quindi si potranno schierare giocatori del 2007 e anni seguenti, con 3 fuori quota di cui 2 del 2006. E quelle sono annate dove non manca certo la qualità. Il 2007 è la squadra che la Stagione appena conclusa ha disputato il Campionato Under 18 e che ha sfiorato i play off, i 2008 hanno perso i Quarti delle Fase Finale, i 2009 hanno perso giorni fa la Finale scudetto. Sembrerebbe quindi che le prossime annate, come d’altra parte sottolineò poco tempo fa il Presidente Corsi in un’intervista, siano promettenti e che possano regalarci giocatori di quella qualità di cui la Società Empoli FC ha bisogno non solo per costruire le squadre ma anche per garantirsi un futuro. La Primavera 2 ci dirà molto del percorso che la Società intende seguire. A volte per andare avanti è necessario guardarsi indietro, capire da dove veniamo, fermarsi un attimo e domandarci chi siamo. Crediamo sia questo che la Società deve fare, il suo Settore Giovanile è un patrimonio troppo importante per lasciare che poi si vanifichi con la sua squadra più rappresentativa, la Primavera appunto, il percorso fatto per arrivare fino a lì. Meglio giocatori fatti in casa, che hanno seguito un determinare percorso, meglio scovare ragazzi che ad Empoli abbiano la possibilità di dimostrare il loro talento, guardandoli sul campo, da vivo, nella loro realtà. Nella sua cultura sportiva l’Empoli ed Empoli hanno sempre avuto la pazienza di dare ai ragazzi la possibilità di sbagliare e di crescere. Anche questo è una delle tante facce del “fare l’Empoli”, o almeno di quello che significava fino a qualche tempo fa. O ce lo siamo dimenticati?
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