AZZURRI PER SEMPRE — Daniel Fonseca, il signore della notte di Valencia
Il ricordo di un’impresa europea alla vigilia di Napoli-Qarabag
Ci sono notti che non muoiono mai, che restano sospese nel tempo come una fotografia ingiallita ma luminosa, capace di riaccendere orgoglio e pelle d’oca. Alla vigilia della sfida Champions contro il Qarabag, tornare a sfogliare la storia europea del Napoli significa inevitabilmente imbattersi in lui, Daniel Fonseca, l’attaccante che una volta trasformò una trasferta in Spagna in un’opera d’arte irripetibile. Un gesto tecnico dopo l’altro, una ferocia gentile, un istinto da predatore lucido: il volto sudamericano della grande Europa azzurra degli anni Novanta.
Valencia, 16 settembre 1992. Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA. Un “Mestalla” infuocato, un Napoli ancora alla ricerca di un’identità post-maradoniana, un’aria carica di scetticismo. In pochi, forse nessuno, avrebbero potuto immaginare ciò che sarebbe accaduto in quella sera destinata a entrare nelle liturgie del tifo partenopeo. Perché Fonseca non si limitò a segnare. Fonseca danzò. Cinque volte. Cinque fendenti consecutivi che cambiarono una partita, un turno europeo e la percezione stessa del talento uruguaiano.
Il tabellino disse 1-5, ma il risultato racconta appena la superficie. La profondità di quella prestazione è nei dettagli: i movimenti sul filo del fuorigioco, la freddezza sotto porta, la capacità di colpire sempre nel momento esatto in cui il Valencia tentava di rialzare la testa. Una cinquina che non ha eguali nella storia azzurra in Europa, un sigillo che gli valse il soprannome che lo accompagna ancora oggi: “Cinquina”.
Fu una notte che consacrò Fonseca come un simbolo del Napoli internazionale. Un simbolo breve, forse, come spesso capita agli eroi del calcio, ma indelebile: basta pronunciare quel nome per evocare la magia di una squadra che seppe rialzarsi grazie a lampi di classe purissima. Oggi, con il Napoli di Conte chiamato a un’altra prova europea, ricordare Fonseca è un gesto naturale: c’è un filo che collega quelle notti di Coppa UEFA al presente, un invito a crederci, sempre, anche quando tutto sembra in salita.
Perché la storia del Napoli è fatta così: di uomini che, all’improvviso, decidono di trasformare una partita in una leggenda. E Fonseca, quella notte a Valencia, lo fece come pochi altri nella memoria azzurra.
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