Matteo Berrettini, cronaca di una stagione complicata e di un doppio azzardato
Luglio 2021: Matteo Berrettini scrive la storia diventando il primo italiano a raggiungere la finale di Wimbledon. Una cavalcata travolgente, il servizio che spacca l’erba, il dritto in corsa che accende il pubblico e quella esultanza sul Centrale dopo la semifinale vinta con Hurkacz. Poi la finale con Djokovic, l’unico al quale arrendersi. Sembrava l’inizio di un’epoca.
E invece, quattro anni dopo, ci ritroviamo a raccontare di un Berrettini diverso, che proprio a Wimbledon ha toccato il momento più triste di questa annata sfortunata, perdendo al primo turno con il polacco Majchrzak, uno che fino a quel momento non aveva brillato nei tabelloni principali del 2025. Non è la sconfitta in sé, è come è arrivata e dove è arrivata, in quello stesso giardino verde che lo aveva esaltato, lanciandolo nella storia dello sport italiano. Lo si è capito subito, nel post-partita durante la conferenza stampa di Church Road: Matteo senza maschera e scuse, alla domanda su cosa fosse successo, ha indicato la testa.
“Questa volta mi sono rotto qui”, ha detto, toccandosi la tempia. Nessun infortunio fisico, ma un’ammissione nuda e cruda: il problema è nella testa, nel rapporto logorato con uno sport che troppo spesso gli ha tolto più di quanto gli abbia restituito.
Il quinto forfait di fila: da Gstaad allo Us Open
Berrettini non sarà al via allo Us Open: è il suo quinto forfait in poche settimane dopo quelli di Gstaad e Kitzbuhel — tornei che solo dodici mesi fa lo avevano visto alzare il trofeo — ma soprattutto i due 1000 nordamericani di Toronto e Cincinnati. Il calvario era cominciato ben prima, con il ritiro a Madrid con Draper per il solito guaio agli addominali, lo stop a Roma contro Ruud e la rinuncia al Roland Garros, fino al doloroso epilogo di Wimbledon.
Adesso la lista si allunga ancora: dispiace non vederlo a New York, lì dove nel 2019 iniziò a stupire il mondo con la semifinale conquistata da semi sconosciuto ai più. Un’assenza pesantissima, perché New York è sempre stata una delle sue vetrine preferite, il teatro ideale per esaltare il suo tennis esplosivo. E con ogni probabilità, a completare il quadro, ci sarà anche la mancata convocazione in Coppa Davis: una competizione a cui Matteo ha sempre tenuto al punto da tatuarsi l'”Insalatiera” dopo la vittoria dello scorso anno; questa volta, però, complice l’assenza dai campi da Wimbledon e la stagione solida di un Flavio Cobolli pronto a meritarsi il posto, rischia di dover seguire (ancora) solo da spettatore.
Il doppio con Jacopo, il punto di svolta (negativo)?
A ripercorrere la storia degli ultimi mesi, di sicuro il doppio giocato a Roma con il fratello Jacopo, romantico ma forse imprudente: avrebbe dovuto riposare, dopo il ritiro di Madrid e il torneo in singolo a Roma, ma non ha saputo disattendere la promessa fatta al fratello. Il ranking ora si sgretola giorno dopo giorno: 975 punti, buoni per una 53ª posizione che non racconta il suo talento ma solo la sua assenza. E mentre la classifica crolla, le riviste di gossip si riempiono. Dopo la fine della storia con Melissa Satta, ora è il nome di Vanessa Bellini a occupare le pagine patinate: giovane ballerina, ex concorrente di Amici, è stata vista con Matteo a Portofino, tra sorrisi e cene romantiche. La vita privata che ritorna, mentre quella sportiva si prende una pausa forzata.
A 29 anni, Berrettini non è né finito né perduto, ma questa volta, per tornare, non servirà solo il rodaggio fisico. Servirà tempo, pazienza, un nuovo approccio. Serve ritrovare il gusto del gioco, la leggerezza del gesto e la forza mentale per farlo; il tennis è uno sport crudele quando la mente vacilla, ma può anche essere una via di salvezza. Se Matteo riuscirà a capirsi fino in fondo, a fermarsi davvero prima di ripartire, allora potrà ancora scrivere pagine importanti, perché il talento c’è, ma ora ha bisogno di tempo. Tempo per guarire, tempo per ritrovarsi e tempo per ricominciare. Ancora una volta.