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ATP Shanghai, Sinner: “Senza il mio team non sarei nessuno. Wimbledon? A volte ci ripenso”

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Da Pechino a Shanghai, senza tregua. Il calendario, si sa, non concede pause; Jannik Sinner arriva al penultimo Masters 1000 della stagione forte del titolo al China Open e con la voglia di rimettersi subito in gioco. Campione in carica sul cemento del Qizhong Forest Sports City Arena, l’azzurro si è presentato al media day con la consueta fredda lucidità, parlando di tennis, di adattamenti e di un cammino che lo vede sempre più protagonista.

Il ritorno da campione in carica e il post New York

È bello essere di nuovo qui” ha esordito Jannik. “Shanghai è un torneo speciale, l’ultimo appuntamento asiatico dell’anno, e sono felice di giocare davanti ai tifosi di questa città. Le condizioni sono molto diverse rispetto a Pechino, ho avuto soltanto un allenamento per abituarmi, quindi sarà una sfida dura fin da subito, ma è anche il bello del nostro sport: accettare l’imprevisto e provare a dare il massimo sin dal primo turno”.
A Pechino si sono notati alcuni piccoli ma importanti cambiamenti nel suo gioco, così come aveva confermato dopo lo US Open; Sinner aveva promesso miglioramenti e a Shanghai ha confermato: “Non sono l’unico, ogni giocatore cerca di migliorare. Non si tratta di rivoluzioni, ma di piccoli aggiustamenti per diventare più completo. Alcuni colpi hanno funzionato meglio rispetto ai mesi scorsi, altri possiamo ancora perfezionarli. È un processo continuo: ogni partita è un’occasione per provare cose nuove, e per questo cerco di giocare il più possibile”.

Il tema calendario

In un’annata sempre più intensa, molti colleghi hanno criticato la durezza del calendario. Sinner ha scelto la via dell’equilibrio: “Non voglio criticare. Ognuno ha la possibilità di scegliere, io l’ho fatto anche l’anno scorso saltando alcuni tornei. Il calendario è questo: se vuoi giocare, giochi; altrimenti ti prendi un periodo di pausa. La chiave è capire quali siano le priorità personali”.

I punti pesanti: la solidità nei momenti di pressione

Un dato su tutti impressiona: a Pechino l’altoatesino ha salvato 21 delle 26 palle break affrontate. Numeri che raccontano una tenuta mentale di altissimo livello. “Non penso a queste statistiche durante la partita (anche perchè, come farebbe?!… n.d.c.)” ha spiegato. “Cerco soltanto di fare la scelta migliore in quel momento. A volte riesce, a volte sbagli, ed è normale. La cosa importante è accettare l’errore e continuare a spingere, provando sempre a mettersi nelle condizioni di scegliere bene sotto pressione”.
Dopo i problemi intestinali accusati a Pechino, Jannik rassicura: “Sto bene. L’avevo già detto prima della finale, ero pronto. Qui a Shanghai il clima è diverso, più umido e più caldo. Ho bisogno di un giorno per recuperare, ascoltare il corpo e prepararmi al primo turno. Sarà difficile, come sempre nelle prime partite, ma ho grande voglia di giocare”.

“Penso ancora a Wimbledon, mi aiuta nei momenti difficili”

Martedì sera intanto, ai microfoni del TG1, Sinner ha voluto allargare lo sguardo, parlando di emozioni e obiettivi. “Cerco di giocare liberamente, deve essere divertente. Senza il mio team non sarei nessuno, è bello restituire momenti positivi a chi mi segue. A volte penso ancora a Wimbledon: nei momenti complicati torno con la mente a quel ricordo, mi aiuta. Finora ho giocato otto tornei e in sette sono arrivato in finale, direi che va bene. Prima delle Finals di Torino voglio dare tutto, poi vedremo dove sarò arrivato. Grazie per il supporto: significa tanto per me”.















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