Rassegna stampa – Sinner vince a Pechino e si tiene incollato al paraurti di Alcraz
Rincorsa Sinner (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Quello che sta compiendo Jannik Sinner al servizio è un work in progress, come ha detto in conferenza a New York. Controllare ogni mattina le percentuali di servizio del match del giorno prima, come facevamo anni fa con lo spread, non fa bene alla salute e al fegato degli appassionati. Le percentuali alla battuta dipendono dalla velocità che viene data alla palla, ma pure da rotazioni ed effetti che vengono impressi. Per un servizio esplosivo serve la corretta spinta degli arti inferiori unita al preciso lancio di palla e alla giusta esecuzione per arrivare al puntuale impatto nel migliore dei modi. Molto dipende anche dalla qualità del ribattitore e dalla sua posizione in campo. Per migliorare il servizio, colpo che lo aveva battuto in testa pesantemente proprio a New York, Jannik da provetto professionista ha lavorato tanto, soffermandosi su un paio di cose insieme al suo allenatore Simone Vagnozzi. Una è il lancio di palla, che era un po’ troppo avanzato e ha cercato di portarlo più vicino a sé; l’altra è legata al movimento, perché c’era una certa dispersione, con una sosta un po’ troppo marcata nella parte inferiore del mulinello. Questa azione è stata accorciata e abbreviata: la testa della racchetta adesso viene su prima, cosa che gli permette di avere un’esecuzione meno dispersiva, più rapida e che incontra meno difficoltà con l’impatto. È un movimento studiato per avere una prima palla un po’ più consistente, ma più che la velocità in sé, l’attenzione si è focalizzata sui tagli: sicuramente la palla adesso viene sporcata e vengono cercate nuove direttrici, ma per far questo, come è logico che sia, ha dovuto ridurre un po’ la velocità di crociera. Questo non influisce tanto sul numero degli ace, ma permette a Sinner di servire un numero più alto di prime palle. La superficie, poi, incide sul tipo di servizio che uno effettua: lo slice dà dei grossi vantaggi soprattutto sull’indoor, mentre ne dà di meno sulla terra, dove diventa più importante il kick, che fa rimbalzare la palla molto alta. In questa fase del calendario, con molti tornei su cemento e indoor, si usa più lo slice. Il lavoro di Jannik, con il mulinello accorciato e il lancio di palla avvicinato, resta però sempre, indipendentemente dalla superficie del momento. La chiave dell’esecuzione è il polso, perché l’impugnatura è la stessa: il polso viene più piegato verso l’interno quando si cerca lo slice esterno ed è una cosa che viene fatta all’ultimo momento per mascherare la traiettoria e impedire che l’avversario possa leggerla. Nel suo nuovo meccanismo può essere che Jannik abbia abbassato un pochino il lancio: se il mulinello è più veloce, ci sta, probabilmente, di abbassare di una spanna anche il lancio di palla. Il servizio è complesso, ma è anche l’unico colpo che tu esegui da fermo, senza pressione e su cui puoi lavorare con insistenza, con un allenamento specifico. Come ha fatto Jannik.
Sinner! E sono 21 ‘Alcaraz, rieccomi’ (Daniele Azzolini, La Gazzetta dello Sport)
Una finale di sguardi in tralice, di occhiate sghembe, e di silenzi talmente lunghi da rintronarti dentro. Da seguire con l’orecchio buono rivolto verso lo schermo. Eh? Cos’hanno detto? Niente. Appunto… La finale più laconica che mi sia capitato di vedere. E di ascoltare. Deve essere quello che succede quando un alto-atesino, di professione scalatore di montagne tennistiche, abituato ai silenzi di lassù «dove l’aria è più sottile», incontra un vietnamita nato in California, a Irvine, dove la prima cosa che t’insegnano è “zitto e pedala”: non a caso la città dispone di 454 chilometri di piste ciclabili su strada e di altri 71 chilometri di tracciati fuori strada per sole biciclette… Dna di popoli diversi che quando s’incrociano, risolvono tutto con un batter di ciglia. E il bello è che si capiscono, Jannik e Learner. Quando Tien ha voluto far sapere a Sinner di essere rimasto molto ammirato per il suo tennis, gliel’ha detto chinando di poco la testa senza smettere di fissarlo. Jannik ha ringraziato con un lieve cenno di assenso. Finale che è durata pochissimo, 72 minuti appena, corredata in compenso da una premiazione con sfilata degli ospiti, ingresso in pompa magna sul campo dei due trofei, presentazione dei tennisti e traduzione delle loro dichiarazioni, lunga soltanto qualche minuto in meno. In mano ai giocatori le coppe fanno un effetto che quasi abbaglia. A Tien mettono in mano un piatto argentato di sessanta centimetri di diametro, mentre a Sinner va una Coppa dorata più larga delle sue spalle. Ma come si dice, è la Cina baby… Ventunesima coppa. Sinner fa fatica a trascinarla con sé. La metterà nella stanza dei trofei, a casa dei genitori, però. «Il mio appartamento è un po’ troppo piccolo», fa sapere, e le due coppe di Pechino, quella del 2023 e quella appena vinta, l’una accanto all’altra, toglierebbero spazio a un divano. Con un filo di perfidia i cinesi che lo intervistano gli chiedono quante abbia intenzione di vincerne. Sei come Djokovic? «Bè, non esageriamo, Nole è fatto di una lega differente dalla mia. Io sono solo un ragazzo normale», se la cava Sinner. Avrebbero fatto prima a chiedergli perché non acquista un appartamento più grande, con zona pranzo, spazio notte con bagni “ensuite”, e area museale. «A me il torneo di Pechino piace davvero», fa sapere Sinner agli amici cinesi, «è organizzato benissimo, e di anno in anno il pubblico aumenta. Essere uno dei tre tennisti che l’hanno vinto più di una volta mette il mio nome accanto a quelli di Djokovic e Nadal, e mi fa sempre una certa impressione. Tien ha qualità, lo si vede subito. Ha già ottenuto vittorie importanti, ed è salito in fretta nella classifica (ndr: da 52 a 36, l’ultimo balzo), ma ha solo 19 anni. Credo che nelle prossime stagioni sentiremo parlare di lui». Non saprei. […] Ha colpi, indubbiamente, le angolazioni che cerca sono molto buone, aggressive, e senza apparire magrissimo, ha una buona mobilità. Al momento dà l’idea di essere un combattente, di quelli però che dovranno farsi in quattro per battere i più forti. Lo attende una carriera di sudore e tribolazioni. Ma è solo un’impressione. Sinner ha dominato senza fare niente di esagerato. Ha preso in mano il match, e l’ha condotto con accortezza senza dedicarsi con troppo slancio alle novità del suo riadattato repertorio. Ha mostrato qualche slice, qualche discesa a rete, e ha inserito qui e là una smorzata e un pizzico di serve and volley. Di buono c’è che, con una certa naturalezza, il rendimento del servizio è cresciuto lungo tutto il torneo. […] È il diciottesimo titolo che vince sul cemento (come Medvedev), il terzo di quest’anno, che vede appena quattro giocatori a quota tre titoli: Alcaraz 8, Rublev 4, Sinner e Darderi 3. Il segno di un’Italia che va.
La sfida per il numero 1 (Claudio Lenzi, La Gazzetta dello Sport)
La stagione del tennis maschile è pronta a concludersi con un duello da film tra i due attori più affermati, Sinner e Alcaraz. Il titolo? Sarà Caccia a (un) ottobre rosso, dove “rosso” indica il più famoso sportivo italiano, vincitore di 4 Slam a soli 24 anni e numero 1 al mondo per 65 settimane. Con la sconfitta contro lo spagnolo in finale allo Us Open ha dovuto cedere il trono, ma il successo di Pechino e i differenti programmi in vista delle Atp Finals potrebbero riaprire i giochi. Sarà decisivo il mese di ottobre, dunque, sperando che sia davvero rosso. Combinazioni: la prima mossa l’ha fatta Alcaraz, annunciando il ritiro dal Masters 1000 di Shanghai dopo aver trionfato nel torneo di Tokyo: «Sono alle prese con alcuni problemi fisici (il 25 settembre si è infortunato alla caviglia sinistra nel match contro Baez, ndr) e dopo aver discusso con la mia squadra crediamo che la decisione migliore sia quella di riposare». La possibile rimonta di Sinner nella classifica Atp comincia da qui, visto che lo spagnolo (11.540 punti) perde 200 punti dei quarti dello scorso anno e scende a quota 11.340, mentre Jannik se riesce a confermare il titolo conquistato nel 2024 mantiene gli attuali 10.950 punti. Per l’azzurro vorrebbe dire affrontare l’Atp di Vienna – dove Alcaraz non risulta tra gli iscritti, come anche a Basilea – con 390 punti di ritardo e 500 in palio in caso di vittoria (salirebbe a 11.450 punti, 110 in più del rivale). L’occasione è di quelle da cogliere al volo: il sorpasso avverrebbe il 27 ottobre, con la pubblicazione del nuovo ranking. Missione possibile, per uno come lui. Ma intanto Sinner preferisce nascondersi: «Gli scenari li conosco, però non guardo la classifica. Ora voglio godermi questi giorni, poi proverò a fare bene a Shanghai». A tempo Jannik sa anche che la nuova leadership sarebbe a tempo, visto quello che accadrà prima delle Atp Finals, quando per regolamento gli verranno decurtati i 1500 punti conquistati con il successo da imbattuto del 2024, contro i 200 che perderà Alcaraz (lo scorso anno ha vinto solo una partita). A Torino, in pratica, il numero 1 sarà di nuovo lo spagnolo. Sorpassi e controsorpassi, insomma, come in un vero film d’azione, con la flebile speranza che sia Sinner a tagliare il traguardo di fine stagione da leader del circuito per il secondo anno consecutivo. Parigi: sono altri calcoli, naturalmente, che passano anche dal Masters 1000 di Parigi-Bercy in programma dal 27 ottobre al 2 novembre, poco prima delle Finals. Qui Alcaraz difende appena 100 punti e Sinner nessuno, è chiaro che se lo spagnolo dovesse trionfare, Jannik dovrebbe quantomeno essere l’altro finalista per rimanere attaccato il più possibile prima del “taglio” di Torino. A Carlos, in ogni caso, basterebbe poi vincere una partita in Piemonte per essere numero 1 a fine anno. L’azzurro, viceversa, dopo aver trionfato a Pechino dovrebbe ripetersi a Shanghai, Vienna e pure Parigi. A quel punto tutto si giocherebbe in Italia, con il catino bollente dell’Inalpi Arena dalla parte dell’azzurro, che ancora una volta avrebbe un solo risultato: la vittoria da imbattuto. Il ritardo di Alcaraz dipenderà da se e quando rientrerà in campo (prima o dopo Parigi) e quale sarà la sua condizione. Il finale perfetto? Se la proclamazione del numero 1 passasse ancora una volta da una loro battaglia sul campo, la sedicesima della saga, tra i due tennisti più forti in circolazione. I precedenti dicono 10 successi a 5 per Alcaraz, ma dopo New York Sinner si è rimboccato le maniche e a Pechino ha mostrato un assaggio di quello che arriverà a fare per battere nuovamente lo spagnolo come quest’anno l’ha battuto nella storica finale di Wimbledon.
Paolini, c’è l’ostacolo Anisimova (Antonio Sepe, Corriere dello Sport Stadio)
I riflettori del China Open tornano su Jasmine Paolini. Dopo aver osservato un giorno di riposo, la numero uno d’Italia scenderà in campo per il suo incontro di quarti di finale contro la statunitense Amanda Anisimova (ore 12 italiane, diretta SuperTennis e Sky Sport). Da quando è volata in Oriente per lo swing asiatico, Paolini ha sempre vinto. Grande protagonista a Shenzhen, dove a suon di successi ha trascinato l’Italia al suo secondo trionfo consecutivo in Billie Jean King Cup, Jasmine ha continuato a vincere anche nel WTA 1000 di Pechino. Neppure un set perso nei tre match disputati contro Sevastova, Kenin e Bouzkova, che le hanno consentito di approdare per la prima volta ai quarti del torneo cinese. Paolini ha rispettato la sua testa di serie e può essere già soddisfatta del risultato, tuttavia non ha intenzione di accontentarsi. Adesso è attesa da una sfida crocevia contro Anisimova, n.4 WTA e terza testa di serie. La ventiquattrenne del New Jersey sta giocando il miglior tennis della carriera, non a caso ha raggiunto la finale degli ultimi due Slam, Wimbledon e US Open, e i favori del pronostico saranno dalla sua parte. Ha inoltre avuto la meglio nell’unico precedente, sulla terra rossa di Parma nel 2021 – a livello di secondo turno – in due comodi set. L’azzurra avrà però una motivazione extra: una vittoria potrebbe infatti risultare cruciale in ottica Riyad. Attualmente l’ottavo posto nella Race, che mette in palio l’ultimo biglietto per le WTA Finals in Arabia Saudita, è occupato dalla kazaka Elena Rybakina, a quota 3.806 punti. Paolini insegue poco distante, a 3.741, ma vincere un’altra partita a Pechino le permetterebbe di effettuare il sorpasso, salendo a 3.916 punti. Ovviamente nulla sarebbe definitivamente deciso perché c’è ancora un mese a disposizione per disputare tornei e accumulare punti. Sarebbe però molto importante mettersi alle spalle Rybakina così da spostare la pressione su di lei. C’è infine l’aspetto più importante: sconfiggendo Anisimova, Jasmine avrebbe l’occasione di incrementare ulteriormente il vantaggio dato che nell’eventuale semifinale troverebbe la vincente del match Lys-Gauff.