Alcaraz si racconta: “Io e Sinner siamo ossessionati l’uno dall’altro”
Carlos Alcaraz ha chiuso anzitempo la sua stagione 2025 dopo la finale delle Nitto ATP Finals persa contro Jannik Sinner. Il murciano era atteso da capitan Ferrer a Bologna, dove la Spagna si appresta a sfidare la Repubblica Ceca nelle Finals 8 di Davis, ma il n.1 del ranking ha dato forfait a causa di un edema all’ischiotibiale della gamba destra rimediato a Torino. Di questo e molto altro il campione spagnolo ha parlato a Marca, in un’intervista esclusiva di fine stagione.
Alcaraz e Sinner, Sinner e Alcaraz. In due si sono spartiti gli ultimi otto grandi titoli. Il cambio di era è finalmente arrivato? “Beh, Djokovic continua a giocare. Gli anni passano, ma Djokovic è ancora lì: è il numero quattro del mondo e ha fatto semifinale in tutti gli Slam. Ha ancora livello e motivazione, perché il fisico glielo permette, per continuare a competere e restare al massimo livello. È vero che, negli ultimi anni, sia Jannik che io siamo stati più presenti, insieme ad altri, ma principalmente noi due. Può essere che si stia passando a un’altra generazione”.
Anche se ha già vinto sei prove del Grand Slam a soli 22 anni, lui non si sente ancora pronto a sedersi al tavolo del “Big Three”. “Non mi ci avvicino nemmeno”.
A proposito del duopolio Sinner-Alcaraz, il tennista francese Nicolas Mahut ha parlato di una presunta ossessione dell’italiano nei confronti dello spagnolo. Ossessione reciproca a quanto pare. “Penso che lo siamo entrambi. Lui ha perso due o tre partite negli ultimi due anni e la maggior parte sono state contro di me. Jannik deve vedere e pensare a cosa migliorare per battere il giocatore contro cui ha perso più spesso. È logico e normale. Io ho perso contro più giocatori, ma cerco sempre di migliorare per essere un giocatore migliore la prossima volta che ci affronteremo. Credo che tanto Sinner quanto io siamo ossessionati l’uno dall’altro”.
Un aspetto mai abbastanza sottolineato nella crescita di Alcaraz è stato l’ingresso nel suo team di una psicologa, Isabel Balaguer, con cui a detta sua è libero di sfogarsi, anche se ultimamente capita sempre meno. “È una relazione in cui Juanqui e Samu parlano molto con lei per darle indicazioni che poi possono darmi in campo. Parlo con lei quando sento la necessità di sfogarmi. Grazie a Dio, da Miami non ho sentito questo bisogno perché tutto è andato molto bene. E sia dentro che fuori dal campo mi sono sentito molto bene”.
Il rapporto con la fama è una relazione complessa. Ci sono pro e contro. Secondo Carlos: “La cosa migliore è che ti apre molte porte per conoscere i tuoi idoli, persone importanti, visitare luoghi dove non potresti mai andare. La cosa peggiore è che non puoi stare tranquillo come vorresti. Sono una persona molto naturale, e per me fare una passeggiata è qualcosa di normale. Ma non posso farlo senza che qualcuno mi fermi o mi osservi. Credo sia la parte peggiore della fama”.
Toni Nadal ha detto che bisognerebbe cambiare qualcosa nel tennis affinché non si colpisca la palla così forte, ad esempio riducendo la dimensione delle racchette. Ma il n.1 del mondo non è d’accordo con questa visione. “Sarebbe come fare un passo indietro. Il tennis è iniziato con racchette di legno, poi di metallo, di alluminio e ora abbiamo racchette che permettono più effetti. Prima si giocava più piatto, più tagliato, con meno velocità. Con gli anni, già ai tempi di Rafa si giocava più veloce, e ora ancora di più. Non possiamo andare contro l’evoluzione. Dobbiamo essere preparati fisicamente alla velocità del gioco di oggi. Direi di no, non sono d’accordo”.
Novembre è anche il mese della Coppa Davis, alla quale l’asso spagnolo ha dovuto rinunciare in extremis. La Ferrero Tennis Academy è piena di fotografie del suo allenatore nella finale del 2000, dove fu protagonista del trionfo grazie al punto decisivo conquistato contro Lleyton Hewitt. Alcaraz ha detto che Ferrero qualche volta gliene ha parlato. “Mi ha raccontato le sensazioni avute, il dietro le quinte. Mi dice sempre che è stato un momento che probabilmente ha cambiato tutto“.
A proposito della competizione per nazioni Alcaraz ha affermato: “Non so se la Coppa Davis mi debba qualcosa, ma sono sicuro che prima o poi arriverà il momento. Preferisco che sia prima che dopo, ma arriverà”.
Lo scorso anno la Davis è stata teatro, in quel di Malaga, dell’ultima recita di Rafael Nadal, l’idolo del murciano. “È stato molto duro e triste allo stesso tempo. Ho vinto il mio singolare, ma ho giocato anche il doppio e mi sento responsabile per non aver potuto avanzare. È stato un momento molto difficile. Ma è stato più duro perdere il doppio alle Olimpiadi di Parigi con lui che la Coppa Davis”. Uno dei momenti più tristi della sua carriera ha affermato Alcaraz.
In contrapposizione all’omaggio che il Philippe Chatrier ha tributato al suo beniamino dopo l’ultima partita al Roland Garros, un momento speciale. “Mi ha fatto venire la pelle d’oca perché è stato un momento emozionante e molto bello, come meritava. Con Roger, Novak e Andy. I video, il Roland Garros, la targa. L’addio è stato magnifico”
Un finale così piacerebbe anche ad Alcaraz. “Ovviamente sì, perché significherebbe che me lo sono meritato durante tutta la mia carriera. Tutti hanno ciò che si meritano e Rafa ha avuto ciò che meritava”. Anche se ha già messo le mani avanti a tal proposito riguardo al suo ritiro: “Preferisco vivere anno per anno e vedere fin dove può arrivare il mio corpo, e soprattutto se avrò motivazione e voglia. Non penso se arriverò a 33 o 38 anni. Mi prenderò cura di me stesso per avere una carriera il più lunga possibile”.
