Dries Van Noten e Christian Lacroix: la strana (ma nemmeno troppo) coppia di Parigi
È passato esattamente un decennio da quando Christian Lacroix, una delle figure emblematiche dell’alta moda anni ’80, presentò la sua ultima collezione alla Paris Fashion Week, alzando uno striscione in chiusura con scritto Christian Lacroix forever: da quel momento lo stilista si è dedicato a molti altri progetti, di design e in particolare come costumista teatrale, ma il mondo della moda ha sempre atteso un suo glorioso ritorno sul catwalk. Un ritorno che è arrivato, a sorpresa, in occasione della sfilata Primavera/Estate 2020 di Dries Van Noten. Il designer belga e il couturier francese hanno infatti realizzato insieme la collezione presentata a Parigi, dando vita a un inaspettato crossover tra il nord delle fiandre e il caldo sud provenzale.
Il fashion show si è tenuto all’Opéra Bastille, dove ad ogni posto a sedere gli ospiti hanno trovato un biglietto con scritto DVN * XCLX, accompagnato da una rosa: un piccolo dono che simboleggia nostalgicamente il ricordo delle sfilate couture di Lacroix, durante le quali, all’apparizione dello stilista per l’inchino con il modello finale, era diventata tradizione lanciare un fiore in passerella. Uno spirito esuberante, quello del couturier, che si riflette nella collaborazione con Dries Van Noten tra sfarzo e massimalismo: una vera e propria boccata d’aria fresca che fonde due prospettive apparentemente opposte, dando vita a qualcosa di nuovo e desiderabile.
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La collezione Primavera/Estate 2020 di Christian Lacroix e Dries Van NotenL’evasione eccentrica e colourful di Lacroix incontra infatti il minimalismo pragmatico e purista del designer belga, dimostrando quanto persino due sensibilità diametralmente opposte possano intrecciarsi senza annullarsi l’un l’altra, ma anzi, esprimere una nuova gioia nel vestire. Tra casual stravagante ed eleganza formale, la collezione prende forma tra stampe a colori, zebrate e à pois, gonne flamenco fluttuanti, maniche in stile edoardiano, ricchi broccati e un tripudio di taffetà. Un’abbondanza stilistica che non coincide però con la tracotanza dello strafare, ma trova il suo posto in ogni singolo look grazie all’essenziale inquadramento di Van Noten, che ha moderato le fantasie audaci e i volumi esuberanti del couturier con stratificazioni e decostruzioni moderne. Una sfilata che pare aver tracciato un nuovo rinascimento stilistico, costruendo un ponte tra epoche, ispirazioni, luoghi geografici e immaginari.