Il Politecnico investe 5 milioni a Mantova e interroga il futuro: fine corsa nel 2029?
La convenzione siglata con la Fum scadrà tra nove anni. Il prorettore Bucci: «Plauso al Comune ma siamo preoccupati»
MANTOVA. Le carte dicono 2029. L’impegno guarda oltre, non conosce calendario. «Se avessimo pensato di essere soltanto un polo esterno con un contratto a scadenza, non avremmo mai investito, ci saremmo limitati alla normale amministrazione» interviene Federico Bucci, prorettore della sede mantovana del Politecnico di Milano, al suo secondo mandato, con l’ultimo anno e mezzo davanti a sé.
«Peccato che al nostro lavoro di radicamento corrisponda un foglio di carta e, soprattutto, una Fum che oggi si regge principalmente sulle spalle del Comune di Mantova, a cui va il nostro plauso – osserva Bucci – ma siamo coscienti che per le casse comunali si tratta di una cifra importante e il futuro ci preoccupa». Il prorettore non ne fa una questione di soldi, però è evidente che il futuro del Politecnico qui a Mantova sia legato anche ai fondi, ai 450mila euro che ogni anno la Fondazione destina all’ateneo. Così stabilisce la convenzione ventennale, in scadenza nel 2029. Eccole, le carte. Il ragionamento è più politico che economico, nel senso di strategie e relazioni, con il territorio e anche interne, nel perimetro del Politecnico.
Facile intuire che, per difendere la propria ragione d’esistere, i cinque poli territoriali del Politecnico debbano ogni volta accreditarsi agli occhi del senato accademico. E un polo senza più fondi dal suo territorio scivola inevitabilmente in una condizione di debolezza. Tradotto, se la convenzione con la Fum non dovesse essere rinnovata, il Politecnico a Mantova rischierebbe di sbiadire lentamente.
Bucci non ne fa una questione economica, ma si fa i conti in tasca: l’ultimo piano triennale strategico ha previsto su Mantova un investimento da tre milioni di euro, soldi destinati agli stipendi dei docenti e del personale amministrativo, e alle spese di gestione della sede di via Scarsellini. Sede nella quale il Politecnico ha anche investito quasi due milioni di euro a partire dal 2016, per la riqualificazione dei cortili esterni e il rifacimento dei bagni interni, la rimodulazione degli spazi e la dotazione tecnologica delle aule, un imperativo sotto la minaccia del Covid.
E poi ci sono i soldi investiti in MantovArchitettura, format che Bucci rivendica con orgoglio perché traduce la missione di portare Mantova nel mondo e il mondo a Mantova, mettendo il passato in relazione con il futuro attraverso lo sguardo e la testimonianza di architetti internazionali. Rassegna, questa di MantovArchitettura, che nel corso delle edizioni il prorettore è riuscito sempre più radicare nella città e a intrecciare con la didattica.
A proposito della sede, di proprietà della Fondazione UniverMantova, l’investimento del Politecnico alimenta la curiosità: ha senso spendere così tanti soldi in un immobile altrui, con un orizzonte di nove anni? «Trattiamo la sede come fosse casa nostra – risponde il prorettore – continuando a investire per rendere gli spazi più funzionali e confortevoli senza pensare al 2029». Crede o spera che la Fum ve la offra? «Sarebbe un segnale importante, di reciproca collaborazione, al di là del contratto».
Un segnale che conforterebbe la scelta del Politecnico di radicarsi qui a Mantova. «Più che di portafoglio, il nostro è un investimento di cuore e di cervello – rivendica Bucci – adesso il futuro va costruito con il territorio e le amministrazioni. Dobbiamo crederci insieme, per alimentare l’identità di Mantova all’interno del Politecnico di Milano. Come? Noi siamo terreno di frontiera, non abbiamo la forza d’attrazione di Milano, quindi dobbiamo puntare sulla circolazione internazionale del patrimonio. Dobbiamo farci punto d’avanguardia». Benvenuti nella provincia-mondo.