Maxi-digestore di rifiuti vicino a Castel Goffredo
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foto da Quotidiani locali
Un maxi-impianto per il trattamento dei rifiuti è stato proposto recentemente fra Carpenedolo ed Acquafredda, a circa un chilometro dal territorio di Castel Goffredo. Si tratta di un digestore che stoccherà la frazione organica della raccolta differenziata proveniente da 36 comuni bresciani della Bassa e della Val Sabbia, e dove si procederà al vaglio e alla selezione dei conferimenti per avviare la parte compostabile a un digestore.
L’impianto sorgerà su una superfcie di 70mila metri quadri trattando 50mila tonnellate annue di rifiuto. Velocissimi i tempi dell’iter, come segnala il neonato Comitato che si oppone alla costruzione dell’impianto: «Il 14 novembre uno studio di Milano è stato incaricato della redazione del piano di fattibilità tecnica ed economica e già il 12 dicembre è stato affidato l’incarico per la validazione del progetto, con la consegna il giorno dopo per un corrispettivo di 44 mila euro. Appena due giorni dopo la giunta, con due assessori assenti, ha emanato una delibera di presa d’atto e condivisione e deciso la chiusura del bando emanato a metà dicembre, per il 30 dicembre. Delibera che non è stata pubblicata sull’albo pretorio». Il bando affida i lavori di costruzione per un costo di 24 milioni di euro.
Tappe forzate
Sulla marcia a tappe forzate non è solo il Comitato “impatto zero“ che alimenta dubbi e critiche. Anche le opposizioni consiliari di Carpenedolo e della vicina Acquafredda, visto che l’impianto è stato individuato a metà strada fra i due comuni, hanno sollevato numerose perplessità.
«Vogliamo conoscere i rapporti e gli impegni del nostro Comune in merito alla realizzazione dell’impianto – è la richiesta avanzata dall’opposizione consiliare di Acquafredda – e se l’amministrazione ha approvato il regolamento della conferenza di convenzione o se intende farlo in seguito. Dato che non tutte le spese saranno assorbite dai fondi del Pnrr, chiediamo in base a quale riparto percentuale saranno definiti gli eventuali costi che non sono compresi nel quadro economico dell’opera».
«Per vedere il progetto è stato necessario presentare una richiesta di accesso agli atti, che vengono recapitati spesso oltre i 30 giorni di tempo previsti dopo una sollecitazione agli uffici – aggiunge il Comitato –Stiamo parlando di un intervento da 30 milioni di euro che, anche ammesso sia necessario, avrebbe un impatto notevole sul nostro territorio: come può essere questa fretta garanzia di serietà e ponderatezza»?
Il Comitato
«Siamo di fronte alla realizzazione di un impianto che poi dovrà funzionare sperando che non inquini, che passino meno autocarri possibili – aggiungono dal comitato – Inoltre, non sappiamo cosa ci costerà per la gestione e quanto renderà, come verranno divisi gli utili e chi lo gestirà. Tutto questo è un salto nel buio che non vale la pena di fare. I finanziamenti del Pnrr li paghiamo anche noi e non vorremmo vederli sprecati».