Il mantovano Patrizio Roversi alla caccia del trattore simbolo della lotta operaia
foto da Quotidiani locali
Il conduttore televisivo Patrizio Roversi appassionato d’agricoltura e motori d’epoca, bolognese doc ma con famiglia di origini pegognaghese, dopo la conduzione di “Turisti per Caso”, “Linea Verde” e “Slow Tour Padano”, a bordo della sua “Moto Guzzi Astore”, è l’investigatore ideale del progetto “R60 - Vaca ad Fer” e che ha lanciato l’appello per ritrovare le tracce della trattrice cingolata prodotta dalle Officine Reggiane nel 1951.
La storia
Durante l’occupazione delle Officine Reggiane, sciopero che durò 368 giorni a cavallo tra il 1950 e il 1951, le maestranze all’interno della fabbrica costruirono in totale autonomia tre trattori cingolati chiamati “R60”, che sfilarono per le strade di Reggio Emilia il 27 giugno 1951. I trattori furono una risposta simbolica degli operai delle Reggiane alla richiesta di duemila licenziamenti della proprietà. Una sfida sostenuta dall’intera comunità per dimostrare che le Officine Reggiane invece di proiettili e aerei da guerra potevano costruire qualcosa di utile, che servisse a coltivare la terra e aiutasse la rinascita del Paese.
La testimonianza
Fra le poche tracce di memoria ancora rimaste, c’è quella di Giacomina Castagnetti, 98 anni, ex staffetta partigiana al tempo della lotta di Liberazione che con grande lucidità racconta i valori e la passione che guidarono questa avventura collettiva. Dopo alcune prove in campo nell’estate del 1951, dei trattori non si hanno più notizie. Il simbolo, il sogno della rinascita delle Officine Reggiane si dissolve. A cavallo tra un’indagine poliziesca e una ricerca sociologica il video girato in modalità “Docu” da Patrizio Roversi e collaboratori, vuole ricostruire attraverso le testimonianze di ex operai, sindacalisti ed appassionati collezionisti, dove potrebbero essere finiti i trattori: dentro una stalla abbandonata, in un deposito di rottami, in una collezione privata? E attraverso i trattori raccontare un viaggio nelle terre e nella cultura della Bassa che in quel periodo fecero germogliare sul territorio un sistema di incredibile solidarietà. Senza nascondere il dolore e la gloria, i drammi, le sconfitte e le conquiste, che accompagnano la storia della più grande fabbrica emiliana del secolo scorso, dove in difesa del lavoro e della dignità umana morirono uomini e donne sotto il fuoco della mitraglia fascista.
Roversi
“Attraverso il diario di Bleki alias Sergio Iori – ha raccontato Patrizio Roversi - un operaio che con il suo quaderno racconta ogni giorno di occupazione, verrà data voce ai 4.000 lavoratori e lavoratrici che giorno e notte rimasero un anno dentro la fabbrica sostenuti da una catena di aiuti di contadini e commercianti locali. Parallelamente si sviluppano gli asili laici nati a Reggio Emilia nel dopoguerra per sostenere il diritto al lavoro di donne e madri. Prende forma il movimento legato al pedagogista Loris Malaguzzi sulla competenza intellettuale del bambino e nasce il sistema educativo definito Reggio Emilia Approach. Un approccio rivoluzionario e all’avanguardia, oggi punto di riferimento mondiale per l’educazione dell’infanzia. Nella ricerca si useranno anche canali alternativi come collezionisti e venditori on line di immagini storiche e pezzi meccanici d’epoca. Andremo a curiosare dentro stalle abbandonate e vecchie rimesse agricole, il tutto per scoprire una traccia e comporre una mappa dei possibili luoghi dove si potrebbe ritrovare il nostro R 60».