Il Capannone del Petrolchimico riapre con la Fenice: dalle lotte sindacali alla musica di Nono
foto da Quotidiani locali
Non è soltanto il luogo delle lotte operaie e del lavoro. Ma il simbolo della memoria collettiva e della storia recente di Venezia. Il Capannone del Petrolchimico torna a vivere.
Finiti i restauri a opera del Comune _ che lo ha acquistato dall’Eni al prezzo simbolico di un euro con l’impegno a restaurarlo e continuarne la testimonianza _ stasera, 3 maggio, il “Capanon” ospita un concerto dedicato a Luigi Nono nel centenario della nascita del grande compositore veneziano.
Nono e Marghera
Non un musicista qualunque, perché proprio dal Capannone di Marghera Nono aveva tratto ispirazione per molte delle sue opere di musica contemporanea dedicate al mondo operaio.
Ecco allora la “Fabbrica illuminata” per voce femminile e nastro magnetico, opera con testi di Giuliano Scabia dedicata agli operai della Italsider in lotta e portata in scena proprio alla Fenice nel 1964.
Oggi, sessant’anni dopo, il Coro e gli Ottoni della Fenice eseguiranno l’opera di Nono insieme a brani di Giovanni Gabrieli, maestro di cappella a San Marco alla fine del Cinquecento, poesie di Cesare Pavese e brani da Nabucco e Macbeth di Giuseppe Verdi.
«Omaggio doveroso» si legge in una nota di Ca’ Farsetti, «a questa grande figura di artista della città, riportata in un luogo simbolo dove è stato costruito un pezzo fondamentale della storia operaia e industriale del Paese».
Le assemblee degli operai
Era il 1970 quando per trovare spazi adeguati alle assemblee degli operai - che avevano conquistato per legge il dritto a riunirsi in orario di lavoro - le industrie chimiche costruivano al termine della via Fratelli Bandiera a Marghera il famoso “Capannone”.
Da allora testimone di pezzi di storia ancora vivi nella memoria dei protagonisti. Assemblee e Consigli di fabbrica, comizi e seminari.
In un luogo dove lavoravano allora 40 mila operai.
«La storia dell’unità sindacale e delle lotte in fabbrica comincia da qui» ricorda Ferruccio Brugnaro, poeta operaio oggi 88enne, «di qua abbiamo visto passare le più grandi figure della politica e del sindacato come Sandro Pertini, Enrico Berlinguer, Luciano Lama. Qui sono nate le prime lotte per la sicurezza dell’ambiente in fabbrica, dopo i primi intossicati dal Clorosoda e l’inquinamento».
Non solo operai
A inizio degli anni Settanta si vedevano ai cancelli delle fabbriche anche Massimo Cacciari e Gianni De Michelis, al governo di Venezia c’era il democristiano Giorgio Longo. E poi lui, Luigi Nono, musicista raffinato, figura emblematica della cultura internazionale di fine secolo, casa alla Giudecca. Andava spesso al Petrolchimico, prendeva ispirazione _ come molti artisti e pittori che hanno decorato le pareti _ in quel capannone diventato santuario della storia operaia. «L’ho conosciuto a Milano, dove eravamo andati con un compagno di fabbrica alla prima assemblea unitaria del sindacato» ricorda Ferruccio, «un grande musicista e soprattutto una bella persona».
Così al Capannone si convocavano le assemblee, si distribuivano i volantini e le poesie rivoluzionarie di Ferruccio. Si ciclostilavano i documenti. Si facevano le assemblee per la sicurezza del lavoro e contro il terrorismo delle Br.
Poi quindici anni fa l’occupazione e le proteste clamorose degli operai e di Nicoletta Zago, salita sulla torre per giorni per protestare contro la chiusura della sua fabbrica, la Vinyls.
Il resto è storia recente. L’acquisto del Comune dall’Eni e l’accordo con il sindacato per una gestione condivisa. E adesso la riapertura. Il Capannone rivive come simbolo delle lotte operaie.