Calcio Mantova, intervista a Burrai: «È il momento cruciale non possiamo sbagliare
Salvatore Burrai, capitano e uomo simbolo del Mantova dei miracoli, fu il primo mesi addietro a esporsi facendo capire che la “sorpresa” biancorossa poteva diventare una realtà da salto di categoria. E adesso, dopo il 5-0 a Padova, Sasà non si nasconde ma avverte che il cammino è ancora lunghissimo e che questo non è il momento di cullarsi sugli allora bensì quello di accelerare, perché «da qui a fine febbraio è il momento cruciale del campionato. Non si può sbagliare».
Padova-Mantova 0-5: le era mai capitato nella sua lunga carriera di vincere uno scontro diretto così? E come l’ha vissuto lunedì scorso?
«Fortunatamente mi era già capitato e proprio contro il Padova quando giocavo nel Perugia. Allora però vincemmo 3-0 e non nel modo in cui l’abbiamo fatto l’altro giorno. Sono belle soddisfazioni, che danno carica e fiducia in più».
Adesso tutti si accorgono della “ipno-zona” biancorossa. Ce ne racconta gli albori? Come l’avete approcciata la scorsa estate?
«Il mister ci ha esposto i suoi concetti, che non sono affatto facili da attuare, ma noi ci siamo affidati a lui con massima fiducia e disponibilità. E col passare del tempo abbiamo fatto passi in avanti enormi: adesso le giocate ci vengono non dico spontanee (perché dietro c’è un grande lavoro quotidiano) ma più sciolte. Sono stati bravissimi direttore e mister a scegliere i giocatori adatti, perché un calcio così non lo puoi fare con tutti. La cosa che ricordo, però, è che quando siamo arrivati a Mantova non c’era niente, non sapevamo neppure in che categoria avremmo giocato. Ma c’era già una bella aria e tutti insieme lavorando siamo arrivati dove siamo ora: ma non dimentichiamo da dove siamo partiti».
Ora il Mantova è capolista a +7 dal Padova: c’è il pericolo di rilassarsi o di sentirsi arrivati?
«No, questo non deve assolutamente accadere. Prima della sfida dell’Euganeo ho parlato poco perché per assurdo gare così sono le più facili da preparare anche se trovi avversari con grande qualità. Il difficile arriva adesso, troveremo squadre che ormai conoscono il nostro gioco e faranno di tutto per metterci in difficoltà. A partire dall’Arzignano domenica: è una squadra molto fastidiosa, ci darà filo da torcere. Se si chiuderanno dietro dovremo avere pazienza, non forzare le giocate e puntare a fare la prestazione. Perché quando ci riusciamo, nel 99% dei casi il risultato arriva. Credo che abbiamo raggiunto la maturità giusta per farlo».
Tutti voi indicate il gruppo come vero segreto del Mantova: ce lo racconta dall’interno?
«Il nostro segreto è fatto di una società organizzata, un direttore sempre presente, uno staff che ci arricchisce ogni giorno. Nello spogliatoio, poi, non c’è mai l’invidia o la gelosia per il compagno che gioca ma tutti vengono sostenuti. A Padova, per farvi capire quanto siamo uniti, ho visto il dottor Ballardini piangere e quando riesci a far emozionare un uomo che è la storia del Mantova è qualcosa di unico. Noi giochiamo anche per queste cose e le lacrime del doc riassumono al meglio il nostro concetto di famiglia».
La squadra sembra avere un legame speciale con mister Possanzini, lo conferma?
«Sì, abbiamo un rapporto bellissimo e la verità è che il mister e il direttore sono il nostro valore aggiunto. Senza di loro, questa squadra non sarebbe dov’è. Possanzini è l’allenatore che tutti i calciatori vorrebbero e per me è pronto per fare il salto nel grande calcio: parlo di serie A e anche di più. Prima di tutto, però, è un grande uomo e a noi trasmette valori. Poi è preparatissimo, studia dalla mattina alla sera... Non saprei trovargli un difetto».
Nel quadro che ci disegna sembra ci siano tutti i colori per arrivare in B. Lei ne aveva parlato già un paio di mesi fa...
«Le sensazioni che avevo allora sono le stesse di oggi. Se sei primo dopo tante partite non è per caso ma se cominciamo a pensare che ormai siamo favoriti per la promozione ci facciamo del male da soli. Nel calcio non è mai finita: col Perugia ho vinto un campionato in cui eravamo staccati di 11 punti a 13 gare dalla fine... Noi dobbiamo stare sempre concentrati e andare a 2mila all’ora: se non lo facciamo diventiamo una squadra normalissima. Qui fenomeni non ce ne sono, sennò giocherebbero in A e non a Mantova. La nostra forza sta nella coralità, nell’aiutarsi e nel rimanere concentrati al 100%. E adesso è il momento di farlo ancora di più. Non si può sbagliare perché da qui a fine febbraio è il momento cruciale del campionato, dobbiamo provare a migliorare ancora la nostra classifica».
Chiusura sui tifosi?
«Capisco il loro entusiasmo, credo che se fossi un tifoso del Mantova non dormirei la notte. Passare in pochi mesi dall’incubo al sogno... Io sono orgoglioso di essere il capitano di questa squadra che gioca anche per loro. E spero di restare a lungo in biancorosso. Magari in categoria superiore.