Non più rifugio ma case condivise per ricominciare, il futuro dell’ex dormitorio di Mantova
Non più dormitorio, ma al pian terreno stazione di posta per la prima ospitalità notturna d’emergenza e ai piani superiori appartamenti destinati al cosiddetto housing first, vale a dire all'inserimento di persone senzatetto per accompagnarle verso la reintegrazione sociale. «Oggi le povertà sono multifattoriali e multisettoriali e anche la risposta deve esserlo: c’è bisogno di un nuovo modello gestionale per le gravi marginalità adulte che negli ultimi dieci-quindici anni sono molto cambiate». Racconta l’assessore al Welfare Andrea Caprini che parte da una lettura attuale del fenomeno e che «a prevederlo è lo stesso finanziamento Pnrr che abbiamo ottenuto», il progetto alla base dei lavori che stanno trasformando muri e funzione della struttura di via Ariosto a cui saranno affiancati uno stabile al Frassino e due alloggi in centro.
Lavori in via Ariosto, via Tassoni e al Frassino
Chiuso il dormitorio a luglio, i lavori sono entrati nel vivo tra settembre e ottobre e stando al progetto dovrebbero concludersi il 31 marzo. Al momento in via Ariosto sono in corso le opere di demolizione interna e la realizzazione della strada di accesso, ma anche altri due cantieri sono coinvolti nel piano: la ristrutturazione di due appartamenti in via Tassoni e di una palazzina in via Paride Suzzara Verdi confiscata alla criminalità. «Sono tutti interventi collegati in una filiera di nuovi servizi destinati alla grave marginalità adulta».
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La stazione di posta
L’obiettivo è andare oltre il dormitorio che diventando Stazione di posta vedrà ridursi i letti da 38 a 10 per un’accoglienza limitata a qualche settimana al massimo e non più di mesi o anni come accadeva prima. «Vogliamo spostare l’asse – spiega Caprini – per non limitarci a offrire un ricovero, ma accompagnare la persona nel più breve tempo possibile in una condizione in cui dovrà gestirsi e al contempo non sarà sola perché da un lato condividerà l’appartamento con altri nella sua stessa condizione e dall’altro sarà affiancata in questo cammino da educatori, operatori, assistenti sociali». A questo scopo sono destinati i due appartamenti al primo e secondo piano con una capacità al massimo di venti posti letto (dieci in totale le stanze) e quelli in via di recupero in via Tassoni e al Frassino.
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Housing first
In sostanza dopo una prima accoglienza alla Stazione di posta, agli ospiti verrà proposto il percorso di housing first negli appartamenti ristrutturati. Il modello è quello del Nuovo albergo popolare di Bergamo. «Negli appartamenti avranno cucina e altri spazi in comune perché tornino a relazionarsi con gli altri, ma una loro privacy nelle camere da letto e sarà presente un presidio diurno con operatori e assistenti sociali - prosegue Caprini - il modello di gestione vorremmo condividerlo con la Caritas in un’alleanza sul contrasto delle povertà, facendo tesoro del loro Piano Freddo dello scorso anno a Casa Sabatelli e di quest’anno nell’ex seminario sia come organizzazione sia come coinvolgimento della rete spontanea di volontari nata con le colazioni ai senza tetto».
Regole rigide di accesso
Il sindaco Mattia Palazzi conferma che «sarà un servizio diverso dal passato, solo notturno e chiuso di giorno e i numeri saranno inferiori» e assicura di aver «chiesto ci siano regole gestionali rigidissime: le situazioni che ci sono state nel quartiere nei mesi e anni scorsi non dovranno ripetersi e chi non le rispetta sarà allontanato, dobbiamo aiutare chi ha bisogno e non chi si approfitta per delinquere. Ho chiesto all’assessore di condividere con Caritas e Aspef l’esperienza di gestione: sappiamo che le situazioni di marginalità stanno aumentando, è necessario che in ogni piano di zona ci siano servizi così, Non è possibile siano solo nel capoluogo».