La moda ai tempi dei Gonzaga: ecco come vestivano i principi di Mantova
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foto da Quotidiani locali
Fedelmente ricostruiti con tessuti preziosi, trentacinque abiti indossati nelle feste di corte del Rinascimento e del Barocco italiano sono esposti a palazzo della Ragione fino al 9 giugno. La mostra “Festa a Corte” è stata inaugurata dal curatore Fausto Fornasari e dall’assessore comunale Alessandra Riccadonna. L’esposizione è in progress: «Gli abiti saranno modificati e ne verranno aggiunti di nuovi, il progetto è ampio e ci sono ospiti in arrivo», ha detto Fornasari.
Gli abiti
Appena entrati, a sinistra c’è la copia perfetta dell’abito indossato da Vincenzo I Gonzaga il giorno dell’incoronazione a duca nel 1587, come si può ammirare nel dipinto del fiammingo Jean Bahuet a palazzo Ducale, recentemente acquistato dal Ministero della cultura: un sontuoso abito bianco con manto ricamato di perle e fili d’oro e d’argento e una mantellina di pelli di ermellino. La calzamaglia è degna dei migliori collant, sebbene senza ordine della giarrettiera.
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Il salone della Ragione ai tempi di Vincenzo serviva per le feste. Musiche da film accompagnano i visitatori per creare un’atmosfera che dalle feste rinascimentali conduca a quelle di oggi. Le trombe chiamavano alla festa, poi la fanfara si trasformò in concerto e, dopo Monteverdi, in melodramma e quindi in opera lirica.
Estetica e racconto
La mostra rappresenta quanto «l’estetica e il racconto del Rinascimento hanno influenzato la cultura moderna», ha detto Fornasari. Ed è anche una «cultura a livello di moda», ha ribadito l’assessore all’Unesco Riccadonna, accennando all’esposizione di abiti allestita dal 2021 e ancora in corso nel palazzo Ducale di Sabbioneta. La prima mostra di abiti venne presentata a Mantova proprio a palazzo della Ragione nel 1994. Seguirono altre esposizioni fino a quella che torna oggi dopo 30 anni.
Procedendo nel salone, dopo il gran vestito del duca Vincenzo ecco gli abiti indossati da nove uomini che avanzano con in testa dei cappelloni sulle ventitrè che ricordano la scena della “Ronda di notte” di Rembrandt. Ma qui siamo a Mantova, non in Olanda.
I principi
Se là, nel secolo d’oro, a volere stupire con le ricchezze accumulate attraverso i traffici oltre Atlantico era l’oculata borghesia mercantile, da noi erano i principi spendaccioni ammirati in tutta Europa. Così non eravamo noi a salire verso nord, ma erano i nordici a scendere da noi stimati e riconosciuti maestri di stile, il massimo dell’eleganza. Gli abiti ricalcano la storia. Noi li creavamo e loro li copiavano o venivano a comprarli quaggiù. Troppo belli, i nostri, made in Italy anche se allora l’Italia esisteva solo come nome e come status symbol. Andando avanti nel salone appaiono diversi abiti, indossati da simulacri di uomini (dell’alto clero) e donne, dodici in tutto sopra un rialzo panneggiato di rosso. Giri l’occhio e vedi un vestito di regina o imperatrice, con coda lunga nove metri e larga cinque. In fondo, sopra un altare o panteon o baldacchino, cinque donne hanno l’aria di sentirsi delle dee con intorno sei delfini dalla grande testa e con la coda che tira in alto. Ai loro lati due statue erano coperte da teli neri: i responsabili dicono - sarà la sorpresa - che sotto ci sono due cavalieri che montano cavalli bardati per la parata di festa. L’ingresso al palazzo della Ragione e alla torre dell’Orologio, compresa la mostra, costa 8 euro. Ridotto 5 euro con Mantova Card “Adulti”. Con Mantova Card “Ragazzi” (dai 12 ai 17 anni) 3,50 euro.