Indagine a Lubiana: sospette mazzette per contratti con Dars
foto da Quotidiani locali
LUBIANA Un affare oscuro e complesso, con possibili ripercussioni anche politiche, sicuramente già fragoroso. È quello che media d’oltreconfine hanno battezzato “Afera Dars”, dall’acronimo del colosso di Stato sloveno per la gestione della rete autostradale, la Druzba za avtoceste v Republiki Sloveniji appunto. Affare che è riesploso con forza martedì, dopo che la polizia in Slovenia ha effettuato una ventina di perquisizioni nell’ambito di una articolata indagine su presunte irregolarità in contratti con Dars che, da quanto finora emerso, ha come obiettivo sei persone, individui «con legami» passati con l’azienda, ha informato l’agenzia di stampa slovena Sta.
I sei sono sospettati di abuso d’ufficio e di aver offerto o ricevuto mazzette. La Polizia di Lubiana ha mantenuto il più stretto riserbo sui nomi delle persone e delle aziende interessate dalle indagini, limitandosi a precisare che uno degli indagati avrebbe aiutato illegalmente un’azienda in un affare da ben 16 milioni di euro, mentre altri presunti crimini potrebbero far finire in galera con pene fino a cinque anni i “furbetti” ora nel mirino delle autorità. Autorità che, secondo la Sta, si sarebbero attivate – questo l’esordio della vicenda – a più di sei mesi dallo scoppio del caso.
Il merito va alla televisione Pop Tv, che nell’ottobre del 2023 aveva rivelato di aver messo le mani su documenti e sulla testimonianza di un “whistleblower”, una anonima gola profonda, che aveva sostenuto l’esistenza di una rete – contrassegnata da corruzione e ricatti – per favorire gli interessi di imprese amiche e fornitori di Dars. A corroborare il tutto, ai tempi, anche un video che ritraeva il consulente fiscale e lobbista Rok Snezic – secondo Pop Tv vicino alll’Sds, il maggior partito d’opposizione – mentre riceveva 5 mila euro in contanti dalla stessa gola profonda.
«Mi disse di avere il controllo completo» sulla Dars attraverso tre persone: l’allora presidente del Cda, Valentin Hajdinjak, il responsabile della manutenzione Damijan Jaklin, e un ex alto funzionario di polizia, Anton Travner. Pop Tv aveva poi informato che Jaklin e Travner avevano lasciato Dars già a inizio dell’anno scorso, su richiesta dei membri del board. Hajdinjak – in passato anche alto papavero di Nuova Slovenia (opposizione) – aveva invece prima rigettato ogni addebito – «non ho incontrato nessuno e non ho ricevuto» nulla sottobanco –, per poi dimettersi a novembre, di fatto «costretto» a farlo, aveva sostenuto ai tempi.
Snezic e Hajdinjak – i due hanno sempre respinto ogni accusa – sarebbero proprio tra le persone “visitate” dalla polizia questa settimana, ha svelato il portale 24ur. Di certo, il caso è grosso, dato che praticamente tutti i dipartimenti di polizia in Slovenia sono stati mobilitati nelle perquisizioni e nelle indagini, con quasi un centinaio di agenti in campo. Il procedimento è coordinato invece dalla Procura Specializzata, con il supporto di 50 investigatori dell’Ufficio Nazionale Anti-corruzione.
Certo è anche che la Dars sta cooperando attivamente e in modo trasparente con le indagini, «che sono collegate con eventi passati, come sapete, al sospetto di irregolarità» ora sotto la lente, ha spiegato l’attuale numero uno dell’azienda, David Skornsek. Ma la vicenda è destinata a restare al centro del dibattito nazionale, almeno fino a quando non sarà fatta chiarezza.
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