Eraclea, cane tenuto in gabbia liberato dalla magistratura dopo la denuncia di una vicina
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foto da Quotidiani locali
Ad un certo punto, la vicina di casa non ce l’ha fatta più a sopportare i guaiti in arrivo da oltre la siepe del suo giardino e vedere quel povero cane, rinchiuso in un vecchio “camino”: stretto in un loculo due metri per uno, alto non più di 85 centimetri, chiuso da una rete fitta. Costretto tra i propri rifiuti.
Una tortura per quell’animale letteralmente chiuso in gabbia.
Così ha chiamato i carabinieri, che sono intervenuti insieme alle guardie zoofile e hanno liberato il cane, su disposizione della giudice per le indagini preliminari Benedetta Vitolo che ha formalmente sequestrato l’animale - affidandolo alle cure dei volontari zoofili - mentre l’uomo che lo teneva in quelle condizioni è stato denunciato dalla Procura per violazione dell’articolo 727 del codice penale, che punisce: «Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività e' punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da mille a 10 mila euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze».
Un cane di razza Akita Inu quello che è stato soccorso e “liberato”.
La femmina che era con lui sino a qualche mese fa, è riuscita a scappare tempo addietro.
Il “padrone” ha raccontato che i due cani gli erano stati lasciati dalla ex moglie, andata via di casa un anno e mezzo fa. Già una prima volta le guardie zoofile erano intervenute, perché gli animali erano tenuti a catena stretta e la magistratura aveva ordinato che dovessero essere liberati dal giogo, all’interno della proprietà.
L’uomo non aveva trovato di meglio che rinchiudere l’animale dentro al camino in giardino. —
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