Lavori sociali per i minori che hanno lanciato sassi dalla passerella del Valecenter
Altre due coppie di genitori si sono recate dal sindaco, Matteo Romanello, sulla scorta dell’appello lanciato nei giorni scorsi, per raccontare che i propri figli domenica avevano partecipato al lancio dei sassi dal sovrappasso pedonale che unisce il centro commerciale Valecenter al multisala Uci.
Questa volta, sono andati soli, i figli hanno frequentato le lezioni. Così adesso le famiglie che si sono rese responsabili di quanto fatto dai minori sono tre. Ne mancano all’appello sei.
Il Comune, ora, conosce l’identità, nomi e cognomi, di tutti e nove il partecipanti del gruppetto che ha ammazzato il tempo con una “bravata” che poteva costare la vita a qualcuno. Sono due, da quanto si è potuto ricostruire finora, le auto danneggiate che hanno subito danni.
I rispettivi proprietari hanno sporto denuncia. Non c’è chiarezza sulle dimensioni dei sassi lanciati e sulla dinamica. «Il punto» spiega il primo cittadino «è che tutti scaricano la colpa sugli altri e i genitori che non sono venuti ritengono che i loro figli non abbiano preso parte al lancio e abbiano dunque una minore “colpa”.
Questo significa che ancora non hanno preso coscienza di quanto successo e della loro responsabilità in quanto genitori. Ripeto che a me non interessa chi ha fatto cosa, le indagini sono appannaggio delle forze dell’ordine».
Al sindaco interessa il risvolto “sociale”. «Per me, se di gruppo si tratta, la responsabilità è equamente divisa e attendo ancora qualche giorno nella speranza che si presentino tutte le famiglie».
La prossima settimana, gli assistenti sociali del comune si attiveranno e chiameranno le famiglie una per una. «Ritengo sia doveroso verificare la situazione famigliare per capire se c’è qualche cosa che l’amministrazione può fare». In seconda istanza, il Comune ha deciso che terminata la scuola, per non fare differenze tra ragazzi, gli studenti e le loro famiglie verranno invitati a svolgere, assieme, dei servizi utili alla comunità compatibili con l’età dei ragazzi: raccogliere plastica piuttosto che prestare servizio in biblioteca.
Un modo per “riparare” a quanto fatto. «Questo perché quanto accaduto non deve essere “derubricato” come una bravata, non può passare il messaggio che è andata bene. Non impiegherò a questo scopo un dipendente pagato dei servizi sociali, ma saranno le famiglie a doversi assicurare che il servizio venga svolto e loro stesse lo porteranno a termine con i loro figli, perché, ripeto, i genitori sono responsabili e i figli minori».
Chiude Romanello: «Ringrazio Paolo Crepet, spero venga ancora a Marcon, perché evidentemente la strada da fare con le famiglie assieme a lui è ancora lunga e abbiamo molto da imparare»
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