Case fantasma a Venezia, la trappola dei finti annunci: è boom di truffe online

Il caso di un canadese rimasto senza caparra, il decreto Cartabia e lo stop all’azione penale senza la denuncia. I controlli sono impossibili

Cerchi casa in affitto a Venezia e spulci gli annunci online alla ricerca della miglior offerta? Meglio stare in guardia. I casi di truffe, infatti, si stanno moltiplicando. Sintomo di un mercato chiuso, dove l’offerta di appartamenti non riesce a soddisfare le tantissime richieste. Ed è in questa terra di nessuno che si moltiplicano gli speculatori.

Il professionista canadese

L’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello denunciato da Louis Brunell, professionista canadese, vittima di una truffa in piena regola.

Con alle spalle tre mesi di residenza in città grazie al progetto Venywhere, Brunell nei mesi scorsi ha cercato in lungo e in largo un appartamento dove potersi fermare per qualche mese in città. Si è così rivolto alle piattaforme più blasonate.

E in effetti, una casa che faceva al caso suo la trova, con tanto di foto piuttosto accattivanti. Ragionevole anche il prezzo: 900 euro al mese. Decide così di chiedere informazioni. Tempo cinque ore e arriva un primo riscontro.

A scrivere, in una pagina intestata con il logo della piattaforma online, è una fantomatica agenzia immobiliare che però lo rimanda ad una persona fisica, colui che sembra in realtà essere il proprietario dell’appartamento.

Nella risposta, però, c’è un suggerimento: mai fare pagamenti alla singola persona ma solo tramite piattaforme online. E così, stabilito il primo contatto con la fantomatica agenzia, come da indicazioni, avviene il secondo direttamente con il titolare. Il quale ringrazia, si dice disponibile a tutto a patto di ricevere il pagamento tramite una piattaforma online tra le più note nel mercato immobiliare.

Quella che sembra essere una garanzia per il proprietario di casa a fronte di locatari sconosciuto si trasforma, invece, in una truffa proprio ai danni di questi ultimi. Segue un link a cui effettuare il pagamento, le coordinate bancarie e perfino il documento d’identità del locatore, originario della Repubblica Ceca. Tutto verosimile, anche se la foto prodotta nel documento d’identità stona, apparentemente, e a uno sguardo attento potrebbe anche risultare falsa. Tant’è.

La trattativa procede, fino ad arrivare al punto il cui il proprietario di casa della Repubblica Ceca chiede il pagamento di 1600 euro per una mensilità e per il deposito. A quel punto, a ulteriore conferma della trattativa, Brunell riceve un messaggio via whatsapp che gli conferma la conclusione imminente dell’affare e l’attesa per il pagamento. Che avviene da lì a poco.

Peccato che il giorno dopo, Brunell riceve un nuovo messaggio, sempre con carta intestata della piattaforma online, in cui gli si dice che il pagamento non è andato a buon fine e quindi gli si chiede di ripeterlo. Da un incrocio con i dati della banca, però, risulta tutto il contrario. «Ho voluto raccontare questa esperienza affinché si presi la massima attenzione», spiega il professionista canadese.

La pubblicità tramite i gruppi social

Il caso di Brunell si aggiunge alle decine di case fantasma pubblicizzate nei gruppi facebook cittadini visitabili solo previo pagamento di 650 euro. Peccato che le foto pubblicate online da inserzionisti stranieri siano false, dal momento che si riferiscono ad altri appartamenti sparsi in giro per l’Europa.

Insomma, il fenomeno in città sembra dilagare. Ne è consapevole anche la Guardia di Finanza, che di segnalazioni ne ha già ricevute a decine.

Ma le contromisure sono inefficaci, dal momento che nella maggior parte dei casi le truffe (tentate o riuscite) si perfezionano all’estero. E quindi non sono perseguibili in Italia. In più, grazie alla legge Cartabia, il truffato (spesso straniero) dovrebbe essere presente alle udienze. Pena l’improcedibilità.

Su casi come questi, è alta l’attenzione del consigliere comunale Marco Gasparinetti (Terra e Acqua): «Le difficoltà di trovare casa a Venezia creano opportunità di truffa per i mal intenzionati in grado di mettere in piedi meccanismi sofisticati per cercare di spillare soldi. Queste truffe creano anche un danno di immagine a Venezia, che già risente di pubblicità negativa per la massiccia presenza di borseggiatori. In entrambi i casi, la sensazione di impunità che deriva dalla difficoltà di perseguire questi reati rischia di incoraggiare fenomeni emulativi che vanno contrastati anche mettendo in guardia le vittime potenziali».