Mestre, professore precario da 12 anni: ministero condannato
Una “ordinaria” storia di precariato che, stavolta, finisce con una condanna ai danni del datore di lavoro.
E cioè il ministero dell’Istruzione che ora dovrà risarcire un professore con anni e anni di errate retribuzioni arretrate, al riconoscimento di scatti di anzianità. Protagonista, o meglio vittima, è Francesco Vianello, insegnante mestrino di materie scientifiche alle scuole medie e superiori, attualmente in servizio presso l’istituto Luzzati Gramsci Edison Volta alla Gazzera.
E, appunto, precario dal 2012.
In questi dodici anni, da docente inserito in seconda fascia, perché sprovvisto di abilitazione, ha girato in lungo e in largo per le scuole della provincia e del comune di Venezia. Sempre con contratti a termine.
Difeso dall’avvocato Pierluigi Di Fresco, nei mesi scorsi Vianello ha intentato una causa contro il ministero dell’Istruzione e l’ufficio scolastico regionale. Per ottenere quello che gli spettava, né più né meno. E cioè il riconoscimento della sua carriera professionale e dei suoi diritti di insegnante.
Nel ricorso Vianello, forte di contratti di supplenza continuativi a partire dall’anno scolastico 2012/2013, ha infatti avanzato una serie di richieste all’amministrazione scolastica: la retribuzione rapportata all’effettiva anzianità di servizio, sia pure maturata con contratti di supplenza, come previsto dallo stesso diritto comunitario; una retribuzione professionale riservata al personale docente a prescindere dalla tipologia di supplenza conferita.
Sulle richieste avanzate, il tribunale civile di Venezia, con la dottoressa Anna Menegazzo, si è pronunciato in favore del docente.
In particolare, rispetto all’accredito degli importi sulla carta docente, il tribunale ha stabilito che la richiesta avanzata dal professor Vianello fosse prescritta fino all’anno scolastico 2017/2018, riconoscendone invece la richiesta per gli anni scolastici successivi.
Discorso simile anche rispetto alla retribuzione professionale, una delle tante voci inserite nella busta paga normalmente riservata ai docenti in ruolo. Infine, altro riconoscimento del tribunale è quello relativo alle differenze retributive relative all’anzianità di servizio. In questo caso, il tribunale ha riconosciuto gli scatti di anzianità, tenendo conto degli anni effettivi di lavoro.
«La pubblica amministrazione ricorre sistematicamente a contratti a termine, tanto che secondo le statistiche un docente su quattro è precario», spiega Vianello, «anche la Corte europea ha sanzionato l’Italia perché dopo 3 anni di servizio attivo con contratti a termine, il lavoratore dovrebbe essere stabilizzato. Ma così non avviene».
Ottenuta una prima sentenza favorevole, ora Vianello non intende fermarsi: «Intenterò un’altra causa per chiedere il riconoscimento del danno professionale e del danno esistenziale, oltre che l’abilitazione».