Accoltellamento a Trabujo in aula bunker, Pattarello accusato di tentato omicidio

L’episodio è di quelli che resterà agli annali delle cronache giudiziarie: nella blindata aula bunker, al termine di una lunga udienza preliminare per il rinvio a giudizio degli imputati accusati di far parte della “Mala del Tronchetto”, l’anziano pregiudicato Paolo Pattarello (già ergastolano della Mala del Brenta di Felice Maniero) ha improvvisamente aggredito, ferendolo al collo con un “coltellino”, Loris Trabujo il “delfino” della (presunta) nuova associazione che voleva prendersi il controllo dei traffici turistici a Venezia, tra rapine, estorsioni e attentati: è l’accusa del pm Giovanni Zorzi.

Al grido di “infame” – non appena l’avvocato di Trabujo aveva chiesto il rito abbreviato – all’improvviso Pattarello aveva tirato fuori da chissà dove un coltellino (entrato chissà come) realizzato con la punta di una forbicina e si era avventato sul trasportatore, colpendolo al collo. Per fortuna non gravemente, anche se la camicia di Trabujo si fece rossa di sangue.

Per il pm Giovanni Zorzi si sarebbe trattato di tentato omicidio, perché per quanto la consulenza medico legale abbia escluso il pericolo di morte in conseguenza delle ferite, i colpi erano stati diretti ad una zona sensibile e pericolosa, come il collo.

Ieri, il giudice per le udienze preliminari Luca Marini era chiamato a decidere sul rinvio a giudizio dell’anziano pregiudicato, che in questi mesi è a processo proprio perché accusato di essere tra gli organizzatori della nuova Mala del Tronchetto: una “mafia” per la Procura, ma su questo deciderà il tribunale.

Ieri, l’avvocata Stefania Pattarello, legale di Trabujo, ha però contestato la mancata notifica della convocazione d’udienza – inviata al suo assistito a casa, mentre si trova in carcere – e così il gup ha aggiornato l’udienza al 16 aprile. Trabujo, probabilmente, non si costituirà parte civile.

In ogni caso, così ricostruisce le accuse a Paolo Pattarello, il pubblico ministero Giovanni Zorzi nel capo di imputazione: tentato omicidio, si diceva, «perché, nel corso dell’udienza preliminare del 30 settembre 2023, colpendo Trabujo Loris – soggetto coimputato insieme a lui per gravi fatti di criminalità organizzata, in particolare del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso già denominata Mala del Brenta, frazione dei cosiddetti “Mestrini”– con colpi al volto, al collo ed al torace, nel contempo pronunciando la frase “infame” e cagionando alla vittima lesioni personali dalle quali comunque derivava una malattia, lesione alla tempia destra, lesione retro auricolare destra e lesione all’emitorace destro– della durata giorni dieci».

In questo modo – prosegue il linguaggio legale – «compiva atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Trabujo Loris; tentativo fallito per essere il fatto avvenuto in udienza, con conseguente intervento delle forze dell’ordine, che, in effetti, soccorrevano il malcapitato ed allontanavano i contendenti, e per la pronta reazione della vittima, che riusciva a colpire a sua volta l’attentatore, impedendogli di proseguire l’azione lesiva; con l’aggravante della premeditazione, avendo agito con predisposizione apposita dell’arma utilizzata e con precisa rappresentazione dell’azione criminosa d metodo mafioso, avendo agito in modo tale da estrinsecare la natura intimidatrice ed omertosa del consesso di comune appartenenza». Sin qui le accuse: decideranno i giudici.