Codici bianchi record nelle Usl, la Cgil: «Tempi di attesa enormi»
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foto da Quotidiani locali
Record di accessi ai pronto soccorso del Veneziano. Insieme, le Usl 3 Serenissima e 4 Veneto Orientale, hanno richiamato l’anno scorso più pazienti in codice bianco che tutto il Sud Italia.
Un totale di 142.102 a fronte dei 125.847 ingressi gestiti da Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia, sommate insieme.
«I dati dell’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) rilevano una situazione preoccupante nel Veneziano» commenta Daniele Giordano, segretario generale Cgil Venezia, insieme ai colleghi del sindacato, Daniele Tronco dello Spi e Marco Busato della Fp. Il surplus di utenti impatterebbe anche sui tempi di permanenza al pronto soccorso.
«L’attesa nell’Usl Serenissima si attesa sopra la media del Veneto per 3 codici su 4» aggiungono dalla Cgil «la permanenza media tra le tre e le cinque ore è sconfortante e non può in alcun modo essere sottovalutata perché conferma le condizioni di disagio che devono affrontare migliaia di cittadini per avere risposte ai loro bisogni di salute».
Per il dottor Paolo Rosi, direttore della centrale operativa Suem 118 del Veneto, la lettura dei numeri, che vedono un surplus di pazienti accedere in codice bianco nel Veneziano, va fatta considerando le caratteristiche di quel territorio ma anche la diversa catalogazione dei dati nel nostro Paese.
«Senza dubbio, sulle Usl 3 e 4 si riversano gli abbondanti flussi turistici del litorale. Basti pensare che solo il Cavallino tra giugno e settembre passa da 12 mila a 100 mila abitanti; mentre Jesolo e Venezia registrano 50 mila presenze al giorno. Questo dato di popolazione non residente incide sul conteggio finale» rileva il dottor Rosi.
Altra questione, la definizione dei codici colore del triage, difforme su scala nazionale. «Ogni Regione ha un metodo diverso di triage. Rispetto al Veneto, la Lombardia e l’Emilia-Romagna hanno nettamente più codici verdi che bianchi. Idem la Sicilia. Inoltre, la Lombardia ha il 20% in meno di accessi a parità di popolazione e questo potrebbe essere spiegato con un maggiore ricorso alle strutture private» aggiunge il direttore del Suem regionale.
Resta, secondo Giovanni Leoni, presidente del sindacato Cimo e vicepresidente dell’Ordine dei medici, una tendenza da parte dei cittadini di rivolgersi al pronto soccorso «per chiudere il percorso clinico, facendo quegli esami che danno una spiegazione al disturbo patito, consentendo di arrivare alla diagnosi e quindi alla terapia».
Una questione di fiducia ma anche di approccio, che risente dello sviluppo a rilento della medicina territoriale.
«Purtroppo, l’implementazione delle medicine integrate, con i medici consorziati per essere aperti 12 ore al giorno dal lunedì al venerdì, e 6 ore il sabato, è ferma in provincia di Venezia al 25% circa» sottolinea Leoni.
In prospettiva, si guarda con fiducia alle Case della salute, come altro filtro per sgravare gli ospedali dai codici meno urgenti (bianchi e verdi).
In provincia di Venezia ne sono previste una dozzina. «Dopo la parte strutturale, relativa alla loro costruzione entro il 2026» conclude Leoni «dovrà essere allestita la parte strumentale delle attrezzature e quella del personale.
Le dotazioni dovranno essere stabilite da Regione e dal responsabile della medicina territoriale, speriamo che ci siano attenzione e investimenti importanti per renderle davvero funzionali e funzionanti».