Sparatoria di Castellucchio, il processo: «Urla e liti frequenti»
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foto da Quotidiani locali
Ha raccontato di urla e liti frequenti, ma non tali da far temere che le ruggini familiari potessero esplodere in due colpi di pistola. Così la vicina di casa di Alberto Dalseno e Nello De Angeli, rispettivamente genero e suocero, feriti la sera dello scorso 31 maggio.
Secondo la versione ripetuta in aula dallo stesso genero, il primo proiettile era finito in pancia a Dalseno, 47 anni, mentre il secondo se l’era sparato addosso De Angeli, 76 anni, adesso imputato per tentato omicidio.
In aula è stata la volta della vicina testimoniare davanti al collegio presieduto dal giudice Giacomo Forte. La donna ha ricordato del «botto» sentito quella sera, intorno alle 20, delle grida di Pamela De Angeli - compagna di Dalseno e figlia di Nello - che implorava aiuto lungo lo stradello d’accesso alla villetta condivisa dalle sue due famiglie.
Era stata proprio la vicina a chiamare i soccorsi: gli operatori del 118 l’avevano poi messa in contatto con i carabinieri. «Mi dissero di aspettarli fuori, ma Pamela tornò dentro per recuperare la pistola, che poi lasciò vicino al cancello».
Di cosa si lamentava la figlia di De Angeli? «Della gestione della casa, tutta a carico suo». In tribunale è stato sentito anche un maresciallo del nucleo radio mobile dei carabinieri di Viadana, arrivato ad analizzare la scena alle 21.30.
Erano stati trovati due bossoli e un’ogiva (l’altra è stata poi estratta dal corpo di De Angeli), ma in posizioni che potevano essere state alterate dal traffico nella stanza, percorsa da soccorritori e familiari. Impossibile, comunque, stabilire con certezza la traiettoria del fuoco, a conferma della concitazione di quegli attimi. Intanto l’avvocato di De Angeli, Cedrik Pasetti, ha presentato una nuova richiesta di sostituzione della detenzione in carcere, a Pavia, ai domiciliari in un alloggio popolare di Castellucchio.