Capitan Burrai: «Mantova, siamo unici ma la B non è ancora nostra»
foto da Quotidiani locali
Capitano, uomo simbolo, trascinatore della squadra: nessuno meglio di Salvatore Burrai può raccontare l'avventura del Mantova e spiegare al popolo biancorosso come vivere la parte finale di un sogno che potrebbe presto divenire realtà.
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In 7 giorni da +4 al +9 sul Padova, come avete vissuto il momento della rimonta veneta?
«Siamo stati bravi e maturi a gestire le emozioni. Non abbiamo avuto paura dopo Vercelli perché quando crei così tanto in zona gol non c'è da preoccuparsi».
Ora la B sembra lì a un passo: questa emozione invece come si gestisce?
«Ovviamente è meglio averli 9 punti di vantaggio ma abbiamo visto che in 2 giornate le cose si possono capovolgere. Quindi dobbiamo crearci le pressioni emotive giuste, pensando che il vantaggio si può anche aumentare. Se pensiamo che il campionato è finito e siamo già in B ci facciamo del male da soli».
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Il rigore parato da Festa contro la Virtus è stata la svolta decisiva?
«Marco è stato bravo e quell'episodio ci ha acceso. Da un momento di difficoltà siamo ripartiti, abbiamo segnato, ci siamo sciolti... È normale, specie per una squadra con tanti giovani, che arrivati a questo punto ci sia un po' di tensione nelle giocate. La posta in palio è alta e le gare, anche se noi le facciamo sembrare facili, si indirizzano quasi sempre con gli episodi. Siamo stati bravi a portarli dalla nostra parte».
Il +9 sul Padova è maturato nei turni infrasettimanali, grazie a un turnover vincente del Mantova. Da capitano come lo commenta?
«Dico che chiunque giochi non si vede la differenza. Siamo stati bravi, in poco tempo e per merito del mister, a dare fiducia a tutti e credibilità al lavoro. Tutti sono coinvolti, chi sta fuori aiuta i compagni e questa è la vera forza del Mantova».
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Lei frequenta molto la città: cosa le piace di Mantova e che clima vive?
«Sono un abitudinario e non vado molto oltre un caffè al bar, una passeggiata e la spesa all'Esselunga. Mi piace il lungolago perché mi ricorda almeno un po' il mare della mia Sardegna. Col beltempo apriranno i localini che sono lì, spero che ci si possa trovare con i tifosi a festeggiare un po' più avanti».
Ai tifosi cosa vuole dire?
«Che devono continuare così, standoci vicini, applaudendo anche se io o un compagno sbagliamo... C'è un entusiasmo incredibile, se ci fosse la capienza avremmo allo stadio 15mila persone... Ma bisogna avere pazienza e non fasciarsi la testa se magari non si vince una partita. Servono equilibrio e lucidità, muovere sempre la classifica e pensare a fare prestazioni. Senza la frenesia di arrivare subito all'obiettivo. Fra noi e la piazza si è creata una famiglia, è cosa rara».
Con il Fiorenzuola che gara è?
«Troviamo una squadra viva, che ha appena battuto l'Atalanta. Sarà una gara complicata, lo sappiamo».
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Lei fu il primo mesi fa a parlare di B e rischia di diventare la bestia nera del Padova, già battuto 3 anni fa col Perugia...
«Avevo capito dall'inizio, soprattutto negli allenamenti, che c'era qualcosa di più. E dopo le sfide con le big ero certo di aver ragione. Il Padova lo rispetto, è una grande piazza e sta facendo un gran campionato (siamo noi fuori scala) ma mi auguro di diventare la sua bestia nera».
Per chiudere ci parla dal suo punto di vista di Piccoli, Botturi e Possanzini?
«Il presidente aveva una gran voglia di rivalsa e l'ha dimostrato, il direttore ha ricostruito tutto da zero e il mister col suo lavoro ha fatto il resto. Ora siamo unici e il merito è loro».