Per il delitto di Villa Saviola sconto di pena anche al marito
foto da Quotidiani locali
Con l’ultima sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano, si è conclusa la vicenda giudiziaria del delitto di Villa Saviola, che si è consumato il 12 aprile del 2020.
Pena definitiva
Dopo i tre gradi di giudizio la pena definitiva per i coniugi Singh Sarbjeet e Kaur Narinder è stata definita in 13 anni e 8 mesi per il primo e 8 anni per la seconda.
I due sono stati riconosciuti colpevoli dell’omicidio del vicino di casa Rajiv Kumar, ucciso a colpi di spranga alla testa, ma la quantificazione degli anni di carcere da scontare è arrivata solamente al termine di un lungo iter processuale.
Primo grado
In primo grado la Corte d’Assise di Mantova, presieduta da Enzo Rosina, il 15 marzo 2021 aveva condannato entrambi i coniugi a 22 anni di detenzione.
L’appello
Il secondo grado di giudizio proposto dai difensori Cedrik Pasetti e Mara Rigoni, trovava nella decisione del 22 aprile 2022 della Corte d’Assise d’Appello di Brescia parziale accoglimento.
Per la moglie Kaur Narinder la pena veniva quindi rideterminata in 8 anni, escludendo l’aggravante della premeditazione dell’omicidio di Raji Kumar.
Confermata invece la decisione dei giudici di Mantova dei 22 anni per il marito Singh Sarbjeet.
Ciò apriva, tuttavia, una questione di contraddittorietà: se i coniugi avevano agito in concorso tra loro come si poteva applicare ad uno e non all’altro la contestata aggravante della premeditazione?
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Cassazione
In questa crepa i difensori si sono inseriti presentando ricorso in Cassazione e le loro argomentazioni sono state accolte. Scrivono infatti i giudici della Suprema Corte nelle motivazioni: «La presenza (del cadavere di Raji Kumar, ndr) in un’altra stanza sarebbe indicativa del fatto che i protagonisti si erano spostati in un altro ambiente per discutere e che dunque la morte era seguita ad un diverbio».
Quindi ad una lite degenerata iniziata nella cucina della casa della vittima senza programmare l’omicidio, e il tubo di ferro sarebbe servito a Singh Sarbjeet come eventuale oggetto di difesa. Altrimenti si sarebbe munito di un reperibilissimo coltello da cucina per uccidere il rivale. In diritto la Cassazione con una complicata argomentazione specifica la distinzione tra “premeditazione” e “mera preordinazione”.
Di conseguenza il terzo grado di giudizio si chiudeva il 22 giugno 2023 con l’accoglimento di uno dei quattro motivi di ricorso dei difensori: la sentenza di Brescia veniva annullata e contestualmente il processo rinviato per un nuovo giudizio stavolta alla Corte d’Assise d’Appello di Milano.
Patteggiamento
A questo punto l’avvocato Mara Rigoni giocava la carta del patteggiamento e otteneva la riduzione della pena da 22 a 13 anni e 8 mesi per Singh Sarbjet, ora detenuto nella casa di reclusione di Opera. «Sono moderatamente soddisfatta – commento del legale – già nei precedenti gradi di giudizio la premeditazione era stata oggetto di discussione, il ricorso accolto ci ha dato ragione».