In 12mila a Mantova nel tunnel della ludopatia: e adesso l’azzardo corre online
Dodicimila persone, un quarto dei residenti del capoluogo o l’intera popolazione di un grosso centro della provincia. Un esercito allo sbando, governato esclusivamente dalla sua febbre. Tanti sarebbero i “giocatori problematici” della provincia di Mantova, i potenziali malati d’azzardo che consumano il loro tempo in un vizio senza più gusto né scopo, se non il vizio stesso.
La stima
La cifra si ottiene applicando la stima dell’Istituto Superiore di Sanità alla popolazione della provincia: tre persone su cento. “Problematici” non coincide esattamente con “patologici”, ma significa aver già imboccato il tunnel che porta alla malattia.
Dodicimila, una cifra che dà le vertigini, difficile anche solo da elaborare. Un’enormità rispetto ai 105 giocatori patologici che hanno riconosciuto di avere un problema e per affrontarlo si sono affidati al Servizio dipendenze di Ats Val Padana. La punta estrema di un fenomeno che sbriciola le famiglie e frantuma le relazioni.
Le fasce orarie
L’occasione per rilanciare l’allarme è la recente iniziativa dell’Ats, che ha inviato un questionario a tutte le amministrazioni comunali per monitorare il fenomeno a livello territoriale, mappando le misure normative e gli aspetti sociali. «Iniziativa interessante, certo, ma nel frattempo il problema si è già spostato dai luoghi fisici ai canali online» avverte Giuseppina Nosè, referente del tavolo No Slot.
Iniziativa, questa dell’Ats, che s’inserisce sulla scia di quanto già tentato nel 2019 dalla stessa Nosè insieme ad altri attivisti per convincere gli amministratori a mettere un freno alla febbre dell’azzardo, comandando lo spegnimento delle slot in determinate fasce orarie. Fu un vero e proprio giro dei municipi, durante il quale a ciascun sindaco dell’epoca venne consegnato un kit informativo, segnalando come esempio il regolamento di Mantova, impermeabile a qualsiasi ricorso e protesta da parte dei colossi dell’azzardo.
A incoraggiare la mossa, nell’autunno del 2021, anche la sollecitazione del Consorzio Progetto Solidarietà, per i quattordici comuni dell’ambito di Mantova, che inserì l’armonizzazione delle fasce orarie tra le sue linee d’indirizzo. Peccato che, tre anni dopo, il quadro provinciale sia praticamente immutato: su sessantaquattro comuni, la metà non ha adottato alcun regolamento in materia.
Il gioco online
Uniformare le fasce orarie resta un obiettivo prezioso, perché «evita il pendolarismo dei giocatori da un comune all’altro – ripete Nosè – e, soprattutto, esprime una presa di posizione rispetto alla consapevolezza che più stai davanti a una slot e più sei incentivato a giocare, e che interrompere il tempo di gioco ti restituisce, invece, ai contesti di lavoro e di famiglia. Il problema, però, è che nel frattempo il gioco ha assunto un’altra dimensione».
L’evidenza è nelle cifre diffuse dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli, e nella sottolineatura della referente del tavolo No Slot: dei 136 miliardi di euro giocati complessivamente nel 2022, per una giocata media pro-capite di quasi 2.300 euro, 73 miliardi sono stati spesi online, dove tutto è più rapido.
Qualche altro numero per mettere in prospettiva il fenomeno: nel 2021 in Italia erano stati giocati 111 miliardi, mentre per il 2023 si stima una spesa di 150 miliardi (i conti sono ancora in corso). E soltanto dieci anni fa le giocate online ammontavano a 12 miliardi. «Attenzione – interviene Nosè – le cifre si riferiscono soltanto al gioco legale». Tradotto, il fenomeno è sottostimato.
Intervenire a monte
Nel dettaglio, sono soprattutto i giovani a rovinarsi online. E questo, secondo la referente No Slot, dovrebbe orientare anche le azioni a contrasto dell’“azzardopatia”, come preferiscono definirla gli esperti, per non sporcare la dimensione ludica a cui il gioco rimanda.
«La prima domanda da porsi è perché si passi così tanto tempo col cellulare in mano – incalza Nosè – di recente, Nicolò Fagioli (lo juventino di 23 anni squalificato per il caso calcioscommesse, ndr) ha dichiarato di aver cominciato a giocare online per noia. Ecco il punto, i ragazzi dovrebbero essere coinvolti in un tempo libero dalla protesi del cellulare, un tempo che curi le relazioni sociali e l’interazione diretta. Le statistiche dicono che l’82% dei ragazzi passa in media cinque ore al giorno davanti agli schermi. È questo aspetto a monte che si deve contrastare».
Famiglie a picco
Se la cifra di dodicimila “giocatori problematici” fa paura, moltiplicare il numero per tutte le famiglie coinvolte dà i brividi. Perché alla febbre di ogni giocatore si accompagna l’affanno dei suoi affetti, come in un tragico domino che trascina tutti giù per terra.