Costretti a cambiare casa e paese perché minacciati e aggrediti dal vicino di casa: condannato
foto da Quotidiani locali
CORNO DI ROSAZZO. «La guerra è iniziata», lo sentirono annunciare il 7 maggio del 2022, mentre, con un bastone di legno, colpiva alla testa un vicino di casa. In realtà, la crociata di Daniele Tiberio, 49 anni, residente a Corno di Rosazzo, contro la famiglia che abitava nella villetta accanto alla sua e le altre residenti nello stesso comprensorio, era cominciata quasi due anni prima.
Una lunga serie di aggressioni, fisiche e verbali, a partire dal giugno 2020, che la Procura di Udine ritenne di raccogliere in un fascicolo giudiziario, ipotizzando una altrettanto lunga serie di capi d’imputazione, e che è approdata ieri alla sua condanna a 1 anno e 2 mesi di reclusione, sospesi con la condizionale. La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Udine, Roberta Paviotti, al termine del processo celebrato, su richiesta del difensore, avvocato Alberto Tofful, con rito abbreviato. Il pm Elena Torresin aveva concluso per una pena di 2 anni e 2 mesi.
Erano state le querele sporte da diversi vicini di casa a mettere in moto l’attività investigativa. Nel procedimento, poi, a scegliere di costituirsi parte civile era stata soltanto una coppia di coniugi insieme alla figlia. Assistiti dall’avvocato Enrica Canciani, saranno tutti risarciti dei danni morali, nella misura di 2 mila euro l’uno.
Il giudice ha inoltre riconosciuto al capofamiglia il danno patrimoniale, quantificandolo in ulteriori 5 mila euro. Tiberio è stato assolto da una sola accusa, relativa alle tentate lesioni che gli erano state contestate per avere colpito a un braccio la vicina con un ombrello.
Sentenza di non doversi procedere per difetto di querela, inoltre, rispetto all’ipotesi di danneggiamento di un vaso di plastica scagliato contro un vicino, cui appunto apparteneva, e a quella di disturbo della quiete pubblica, in relazione ai tre vicini che non lo denunciarono.
Accusa, quest’ultima, formulata a fronte delle querele presentate invece da altre cinque persone, stanche della musica suonata a volume eccessivamente elevato da Tiberio e del rumore causato dallo sbattere delle porte di casa sua. Ma sono soprattutto le vessazioni subite dalla coppia con la figlia a scandire i due anni di «ansia e paura» ricostruiti dalla pubblica accusa e culminati nel trasferimento della famiglia in un’altra località, ospiti di un parente.
Del resto, è proprio nella loro abitazione che, in più occasioni, l’imputato era riuscito a introdursi, per danneggiarne mobili e suppellettili. Ed è contro la loro auto che, un giorno, lanciò della pasta, esibendosi in offese e calci contro il garage.
Trasferitosi nella via da poco, Tiberio dimostrò presto difficoltà nel relazionarsi con i vicini. Il clou, in quello stesso mese di maggio. «Vi ammazzo tutti», urlò a uno di loro. Mentre a un’altra coppia, poco prima, si era rivolto mimando il gesto del tagliagole.