Pordenone lancia la candidatura a Capitale italiana della Cultura 2027, il sindaco Ciriani: «Sarà un patto per il futuro»
PORDENONE. Non è un semplice premio, non è una semplice vetrina. Per il sindaco Alessandro Ciriani, Pordenone capitale italiana della cultura è «un patto per il futuro».
Che dovrà usare sì la cultura, come ha spiegato Ilaria Morganti di Itinerari paralleli, per innescare una trasformazione dei luoghi fisici e sociali, ma che avrà soprattutto l’obiettivo di tracciare un orizzonte del territorio da qui a dieci anni, «diventando anche uno strumento di diagnosi di ciò che manca».
[[ge:gnn:messaggeroveneto:14239536]]
E per questo l’appello del primo cittadino – davanti a consiglieri comunali e regionali, sindaci, rappresentanti di categorie economiche e associazioni – è stato: «Serve uno sforzo corale di idee e servirà anche un contributo economico da parte di tutti. Noi ci crediamo, bisogna che ci crediate anche voi».
Ha aggiunto il vicesindaco e assessore alla cultura, Alberto Parigi: «Bisogna che ci scrolliamo di dosso la sindrome di Cenerentola». Che la città, dirà Ciriani, non sia conosciuta solo per Unabomber.
Vincere significherebbe «avere per un anno l’attenzione di tutta Italia sul nostro territorio, con una importante ricaduta turistica».
La Regione, presente con l’assessore alle Infrastrutture Cristina Amirante e virtualmente con Mario Anzil, ha garantito appoggio, e anche economico al percorso.
Se il ministro Luca Ciriani ha svelato di aver incoraggiato il Comune a percorrere questa strada convintamente e ha espresso l’orgoglio come cittadino prima che come rappresentante delle istituzioni, il sindaco ha delineato: «In questa competizione vincono le città che riescono a raccontare in modo convincente i propri elementi distintivi e la direzione in cui vogliono andare, l’orizzonte. Noi eravamo un territorio povero, contadino che ha inventato la cultura di impresa come credo laico e poi l’alta formazione e la produzione culturale. “Siete così piccoli ma siete così grandi”, dicono le persone che arrivano da fuori».
Simboli della trasformazione per Ciriani sono l’ex Birreria «edificio industriale che sarà rigenerato e diventerà sede di alta formazione» o il battirame, ex luogo produttivo da rigenerare che sarà «infrastruttura per il turismo lento, in bicicletta e a piedi».
E poi il centro Gino Valle «a rischio degrado, diventerà il centro dell’università».
Le direttrici le ha dettagliate Parigi. Si parte dalla «partecipazione di tutte le componenti del territorio, Comuni, categorie, imprese, giovani» e per questo a giugno sarà organizzato un evento pubblico per la creazione corale del dossier.
«Un progetto poliedrico», ha proseguito Parigi, capace di far scoprire «l’avanguardia che Pordenone ha sempre interpretato».
E ancora un «sistema che qui che c’è», una cultura «trasversale, che contamina i vari settori, cultura da portare anche nei luoghi di lavoro e di cura, ospedali e strutture per anziani».
Infine il logo, ideato da Paolo Pascolo (grafico di Udine trapiantato a Milano) dell’agenzia I Mille, che ha colto di sorpresa più di qualcuno.
La conduttrice della serata, il volto del Tg 2 Maria Leitner, anche lei pordenonese, lo ha accolto con una battuta: «Non avevo capito fosse il logo».
Pascolo ha spiegato che è «mobile» per esprimere il dinamismo che Pordenone esprime in ogni campo.