La Cassazione annulla una multa per un autovelox non a norma: cosa succede ora e chi può impugnare la sanzione
Rischia di ingenerare un effetto domino, che potrebbe abbattersi sull'intera platea degli autovelox presenti sulle nostre strade, il caso degli autovelox autorizzati ma non omologati.
A Treviso l'avvocato Andrea Nalesso ha vinto davanti al giudice di pace, avendo poi ragione fino in Cassazione, vedendosi stralciare la multa per eccesso di velocità: correva a 97 chilometri all'ora, 7 in più rispetto ai limite dei 90 valido lungo la tangenziale. Effrazione registrata dall'occhio elettronico posizionato lungo la strada: velox autorizzato, sì, ma non omologato. «Quella della previsione di una norma-quadro, che poi rinvia a un dispositivo attuativo, è una prassi tutta italiana» annota, con un certo sarcasmo, Carlo Rapicavoli, direttore veneto dell'Anci, l'associazione dei comuni.
E così è. Ma non per il solo autovelox di Treviso, ma per la stragrande maggioranza dei macchinari disposti tra le strade italiane. E magari, se Fleximan avesse studiato Giurisprudenza, si sarebbe pure evitato il fastidio delle uscite notturne. Non serve un flessibile per vincere i velox, è sufficiente impugnare le sanzioni.
La questione rischia di avere un'eco che potrebbe propagarsi ben oltre le mura del capoluogo della Marca. Perché, in assenza del famoso decreto del Ministero di Matteo Salvini, il velox incriminato non è il solo a non godere della copertura della norma attuativa. «I macchinari non omologati sono la stragrande maggioranza di quelli che si trovano tra le strade» dice Rapicavoli. «Probabilmente solo alcuni macchinari hanno ricevuto il via libera da parte di qualche ente certificatore terzo, che ha accertato la loro capacità di rilevare correttamente la velocità dei mezzi».
Un problema non di poco conto. «I Comuni – dice Rapicavoli – non solo sono costretti per l'ennesima volta a districarsi tra norme poco chiare e circolari amministrative debordanti, ma rischiano pure di ritrovarsi con dei buchi nei rispettivi bilanci. Le amministrazioni hanno messo a bilancio per il 2024 le stesse somme, vincolate, incassate nel 2023 per le violazioni del codice della strada. Ma sono soldi che adesso potrebbero non arrivare».
Ricevuta la multa, gli automobilisti hanno a disposizione 30 giorni per impugnarla davanti al prefetto, 60 davanti al giudice di pace. Chi ha già pagato, naturalmente, non potrà chiedere indietro i soldi. Ma per i futuri trasgressori si aprono scenari del tutto diversi. L'Anci si è appellata al Ministero per fare chiarezza.