Era uno dei patriarchi del vino friulano, morto Emilio Bulfon
PINZANO AL TAGLIAMENTO. Il mondo del vino è in lutto: è scomparso all’età di 86 anni, Emilio Bulfon, uno dei patriarchi del vino friulano. Imprenditore illuminato alla guida di una delle aziende che hanno fatto la storia della vitivinicoltura in Friuli Venezia Giulia, Emilio Bulfon, classe 1938, non è stato soltanto un produttore di vino, ma anche un custode appassionato del patrimonio genetico viticolo italiano.
La sua cantina di Valeriano di Pinzano al Tagliamento ha segnato un capitolo fondamentale nella storia della viticoltura nazionale, soprattutto nel Friuli occidentale, dove ha operato instancabilmente per preservare e valorizzare varietà autoctone in via d’estinzione. Una passione, quella per il vino, sbocciata fin da giovanissimo, essendo nato praticamente nelle vigne friulane, nella zona di Percoto.
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Da quelle vigne è cominciata una lunga gavetta che lo portato a costruirsi una solida professionalità tra i filari, crescendo come vignaiolo. Emilio Bulfon si è ritagliato subito un percorso scolastico proiettato verso l’agricoltura con il diploma di agente rurale all’istituto di Pozzuolo del Friuli. Ha lavorato una vita alle dipendenze di “altri”, anche lui come fattore e amministratore, chiudendo la carriera nell’azienda Vicentini Orgnani, a Valeriano.
Ed è proprio a Valeriano, nel 1964, che Emilio Bulfon, ha avviato la “sua” attività iniziando a recuperare antichi vitigni, alcuni dei quali risalenti a secoli fa. Coniugando sapientemente tradizione e innovazione, ha saputo ridare vita a varietà dimenticate, ottenendo risultati di grande interesse qualitativo e commerciale già dagli anni ottanta.
Il marchio Bulfon è diventato sinonimo di eccellenza nel panorama vitivinicolo italiano, grazie alla costante ricerca di qualità e all’impegno nel valorizzare il territorio e le sue peculiarità. Le medaglie vinte al Vinitaly, i riconoscimenti ottenuti e l’onorificenza di “Benemerito della vitivinicoltura italiana” conferita nel 2010 testimoniano il prestigio e la stima guadagnati da Bulfon nel corso degli anni.
Con la sua azienda, negli ultimi quattro decenni, è riuscito a riscrivere la storia del settore recuperando antiche varietà autoctone di vitigni del Friuli occidentale, come Ucelut, Piculit-Neri, Sciaglin, Forgiarin, Cividin, Cjanorie e Cordenossa, poi introdotti nel catalogo nazionale delle viti nel 1992 e hanno ottenuto con lungo iter il riconoscimento Igp.
Un’attività che l’imprenditore pinzanese ha voluto condividere, coinvolgendola, con la sua famiglia: dalla moglie Noemi, che lo ha sempre sostenuto, ai due figli, prima Lorenzo, che con un diploma di geometra in tasca, dopo una lunga esperienza in un’azienda dello Spilimberghese, ha deciso di affiancare il papà nel mestiere del vignaiolo, alla figlia Alberta, laurea in Conservazione dei beni culturali, il cui compito è di legare strettamente l’attività ai luoghi della pedemontana.
Fino alla nuora Luisa, moglie di Lorenzo, la quale si interessa della gestione dell’alloggio agrituristico, che ha integrato l’offerta.
Tra i primi a ricordare l’opera di Bulfon, il segretario del Patto per l’Autonomia: «Con consapevolezza e un impegno costante per promuovere la biodiversità, Bulfon ha sfidato lo strapotere dell’omologazione commerciale puntando sull’identità; un lavoro importante sotto il profilo della cultura enologica e della tutela della memoria», ha ricordato il consigliere Massimo Moretuzzo.
Il funerale di Emilio Bulfon si terrà venerdì 26 aprile, alle 14.30, nella Pieve di Valeriano, dove giovedì 25 aprile, alle 18, verrà recitato il rosario in suo suffragio.