«C’è stato un errore nella pratica, dovete versare 3.790 euro», ma il direttore dell’istituto Bearzi riesce a sventare la truffa
Udine: il preside non è caduto nella trappola del truffatore e, dopo aver chiesto inutilmente l’invio di una pec, ha quindi costretto il malintenzionato alla ritirata
UDINE. «Sono un funzionario ministeriale, ho bisogno di parlare con il dirigente scolastico». È riuscito a far-si passare don Lorenzo Teston, direttore dell’istituto salesiano Bearzi e ha provato a convincerlo che l’anticipo delle quote che il ministero dell’Istruzione riconosce alle scuole paritarie era errato e andava quindi restituito.
Il preside non è caduto nella trappola del truffatore e, dopo aver chiesto inutilmente l’invio di una pec, ha quindi costretto il malintenzionato alla ritirata.
Don Lorenzo ha poi provveduto a sporgere denuncia ai carabinieri di Udine est, che ora tenteranno di mettere in fila gli elementi utili alle indagini e tentare di scardinare quello che è a tutti gli effetti un nuovo trend delle truffe: diverse scuole paritarie, in Italia, hanno già segnalato le telefonate sospette dai contenuti simili a quella ricevuta dall’ente di formazione udinese.
La chiamata al centralino del polo scolastico di via don Giovanni Bosco è arrivata mercoledì 17 aprile, poco dopo le 14. Una voce maschile si è qualificato come dirigente del ministero e ha chiesto di poter conferire con il dirigente: a don Lorenzo ha spiegato, citando con perizia i codici meccanografici della scuola e gli im-porti esatti assegnati dal ministero, che c’era stato un errore di attribuzione del contributo, scambiato con quello di una scuola dell’infanzia.
«Ho interrotto la comunicazione per fare delle verifiche con gli uffici e quindi assieme ai funzionari dell’amministrazione l’abbiamo richiamato», racconta don Teston.
«Ha cercato di convincerci a fare un bonifico da 3.790 euro, paventando in caso contrario probabili ritardi nell’assegnazione della seconda tranche dei fondi e possibili ripercussioni per l’impiegato che si è occupa-to della pratica.
A quel punto ci ha fornito un iban intestato a una persona fisica, elemento che ci ha definitivamente insospettito: le procedure degli enti pubblici sono decisamente più complesse e legate alla burocrazia».
E non è un caso, probabilmente, che il malvivente abbia telefonato nel pomeriggio, quando è chiusa buona parte degli uffici pubblici in grado di fornire tempestivamente le risposte utili alle scuole prese di mira.
Quando il direttore del Bearzi ha chiesto al sedicente funzionario ministeriale di inviargli una pec con le richieste e la documentazione, quest’ultimo – scocciato – ha tagliato corto, interrompendo la comunicazione.
«Neppure le scuole sono risparmiate da questi tentativi: quel che dispiace è che in questo modo si tenta di rubare risorse alla collettività e in particolare ai bambini».