Il 64% degli elettori di centrodestra non crede nell’Unione

Bruxelles, abbiamo un problema: la fiducia nei tuoi confronti continua a scendere. E tra gli elettori di centrodestra, senza dubbio la maggioranza in Friuli Venezia Giulia e Veneto come testimoniano Politiche e Regionali, è letteralmente crollata.

I risultati del sondaggio condotto da Swg per i quotidiani del gruppo Nem, d’altronde, non mentono. Da queste parti, bene che vada, l’Unione europea arriva a un sostanziale pareggio tra chi la guarda con favore e chi, invece, la disprezza.

Nel computo totale, però, va tenuto in conto il fatto che a credere con più forza in Bruxelles siano soprattutto gli elettori di centrosinistra. I quali, lo dicono le cifre, sono in numero decisamente maggiore in Emilia-Romagna, inserita nello stesso collegio elettorale dell’Italia Orientale, rispetto al Veneto modello Zaiastan e al Friuli Venezia Giulia di Massimiliano Fedriga.

L’aria che tira nel Nord Est del Nord Est, nei confronti dell’Unione europea, in sintesi, assomiglia più alla bora che a una brezza leggera.

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Fiducia nell’Unione Europea

Il sondaggio effettuato da Swg ha riguardato i residenti in Emilia–Romagna, Trentino–Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto, cioè l’intero territorio che fa parte della circoscrizione elettorale dell’Italia Orientale alle Europee. Nel complesso, i cittadini di questa parte del Paese sono sostanzialmente spaccati a metà tra chi crede nell’Unione europea e chi no.

Sommando il 9% degli intervistati che ha molta fiducia in Bruxelles al 39% che dichiara di averne abbastanza, il totale di segno positivo porta al 48%. Con un 3% di intervistati che non si è espresso, inoltre, il 49% manifesta poi un giudizio negativo: il 37% ha poca fiducia in Bruxelles e il 12% addirittura nessuna.

Come accennato, tuttavia, il ragionamento cambia, e di parecchio, entrando nel dettaglio delle varie coalizioni visto che nel centrosinistra e al centro la fiducia nell’Unione supera il 60%, mentre il dato si ribalta tra centrodestra e non collocati.

È anche logico, in fondo, se pensiamo alle tante battaglie anti-Bruxelles di Giorgia Meloni, prima della svolta governista da quando è entrata a palazzo Chigi, di Matteo Salvini, che continua a portarle avanti tanto da aver imbastito l’attuale campagna elettorale al grido di “Meno Europa, più Italia”, e del fatto che l’unico vero partito “comunitario” della coalizione sia Forza Italia fermo nei sondaggi sotto il 10%.

Sia come sia, il 64% degli elettori conservatori ha poca (o nulla) fiducia nell’Unione Europea. Cifra che sale fino al 69% tra chi si dichiara non collocato, ma poi crolla al 36% tra chi vota al centro (e crede in Bruxelles nel 64% dei casi), fino al 27% degli elettori di centrosinistra dove il giudizio positivo raggiunge il 71%.

Vantaggi e possibili sviluppi

Un discorso simile al tema della fiducia, per quanto con percentuali diverse, riguarda la domanda legata alla considerazione se l’appartenenza all’Unione europea abbia portato più vantaggi oppure svantaggi. In totale, un terzo dei residenti del Triveneto ritiene che il Nord Est abbia ottenuto più pro che contro da Bruxelles, ma i cittadini maggiormente critici sono ancora quelli che si collocano a centrodestra.

Nella fattispecie, infatti, il 56% degli elettori di centrosinistra e il 41% di quelli di centro approva in pieno l’appartenenza all’Unione europea, anche da un punto di vista della concretezza. Il dato, invece, scende al 18% tra quelli di centrodestra, dove si ritiene nel 35% dei casi che Bruxelles abbia portato più svantaggi.

Quasi del tutto identico, quindi, è il risultato che emerge tra chi si dichiara non collocato: il 17% appoggia l’Unione, il 34% pensa che abbia portato più problemi che fattori positivi. Passando al futuro dell’Unione, infine, la richiesta principale degli intervistati è quella di una maggiore integrazione soprattutto a livello di tutele sociali, di fiscalità e in politica estera.

L’armonizzazione dei sistemi di welfare tra i diversi Paesi interessa in particolare gli elettori di centrosinistra e quelli di centro, così come la possibile introduzione di un salario minimo che valga a livello comunitario.

Nel campo del centrodestra, con una serie di risposte che spesso riflette i tradizionali e storici centri di interesse degli elettori conservatori, l’attenzione è invece centrata su un’unica politica comunitaria nei confronti dei Paesi esterni sulla fiscalità e, qui probabilmente con un pizzico di sorpresa rispetto alle attese, l’omogeneità delle norme dello stato sociale.

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