Incidente mortale, motociclista assolto dall’accusa di omicidio stradale
Per le motivazioni bisognerà attendere novanta giorni. Ma un primo dato di fatto è contenuto nella formula stessa della sentenza con cui il giudice monocratico Roberto Pecile ha assolto «perché il fatto non costituisce reato» il quarantunenne udinese Filippo Veronese, che si è dovuto difendere nel processo cominciato nel luglio di un anno fa dall’accusa di omicidio stradale in relazione alla morte di Ezio Munini.
Il pensionato, 78 anni, il 24 luglio 2021 venne urtato mentre pedalava in bicicletta lungo via Cotonificio dalla moto Guzzi guidata da Veronese: morì in ospedale a dodici giorni dal ricovero a causa delle ferite riportate, apparse fin dal primo momento gravissime.
Il tribunale ha evidentemente ritenuto condivisibile l’elemento centrale della tesi difensiva illustrata durante la discussione dal legale del motociclista, l’avvocato Giuseppe Nais, secondo cui manca il nesso di causalità tra l’urto e il decesso di Munini, morto – questa la convinzione esplicitata nella sua requisitoria dal difensore – per la caduta a terra e non per l’impatto tra la bici e la motocicletta.
Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a nova mesi di reclusione e 400 euro di sanzione amministrativa.
Una richiesta alla quale si era associato l’avvocato Patrizia Bianco, legale a cui si è affidata la famiglia del pensionato, che ha scelto di costituirsi parte civile nel processo.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, basata sugli accertamenti affidati a un consulente tecnico incaricato dal pm, Veronese viaggiava in sella alla sua Guzzi a una velocità di 64,5 chilometri orari, superiore dunque al limite fissato a 50.
Un risultato contestato dalla difesa, che nella propria perizia aveva evidenziato il sostanziale rispetto del limite da parte del motociclista, evidenziando come il pensionato avrebbe effettuato un’improvvisa svolta a sinistra all’altezza di via delle Scienze quando la moto dell’imputato lo aveva quasi affiancato.